CULTURA & VISIONI

Gioco mediatico e sovversione (vera) d'artista

CATTELAN
DEL DRAGO ELENA,

E alla fine Cattelan sarà, o piuttosto un suo riassunto, dopo i compromessi e i tentennamenti di una giunta cittadina che non ha voluto creare scandalo toccando temi considerati offensivi, ma neppure rinunciare all'attenzione mediatica che il solo nome di questo artista riesce a calamitare. Una partecipazione, quella della stampa, da sempre parte integrante nella strategia creativa di Maurizio Cattelan, che in questo caso, però, non è stato elemento detonatore capace di completare l'opera, ma piuttosto protagonista di un'operazione che ha portato al ridimensionamento della mostra e della sua percezione.
In tutte le occasioni espositive precedenti, infatti, basti pensare all'installazione in Piazza XXIV Maggio, sempre a Milano, che presentava un gruppo di bambini impiccati all'albero principale, la polemica ha fatto parte del gioco. E poco importa se il lavoro voleva riflettere sugli abusi inflitti quotidianamente all'infanzia: in un crescendo parossistico di reazioni indignate amplificate dai media, ha resistito poche ore prima di essere distrutto da un passante indispettito. Una reazione estremizzata, ma cruciale nella poetica dell'artista, che dal numero di titoli nelle prime pagine, ha sempre fatto dipendere il successo di un lavoro. In questo caso, al contrario, le quattro opere dislocate tra Piazza Affari e Palazzo Reale rischiano di essere sgonfiate, nella loro indiscutibile portata urticante dall'eccessivo tam tam mediatico che ha preceduto la loro presentazione. Sono settimane che si leggono dettagli dell'ormai celebre dito medio alzato in direzione della Borsa o delle reazioni indignate che hanno portato alla riduzione preventiva del numero delle opere e della durata espositiva. Forse allora questa sarà l'occasione, volendo guardare il bicchiere mezzo pieno e cercando di dimenticare la solita commedia all'italiana (qualche mese fa Cattelan ha tenuto un'importante personale alla Menil Collection di Houston considerata solo per l'interesse artistico), per riconsiderare la coerenza e la forza delle immagini che Cattelan ci propone da più di vent'anni, riuscendo spesso a colpire più della stessa realtà. Tutte sospese tra sarcasmo e malinconia, intrise da un forte odore di morte, sono dirette sempre a sovvertire l'idea di autorità, che si tratti del potere artistico, finanziario o di quello ecclesiastico, poco importa, e a giudicare dalle polemiche, ma soprattutto dalla loro presenza nel nostro immaginario, non di rado centrano l'obiettivo.

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