POLITICA & SOCIETÀ

«Ai politici chiediamo fatti, non parole»

LOTTA DI CLASSE - Presidio a Montecitorio dei precari della scuola Franceschini contestato. Nuova protesta il 13
PACIFICI GIULIA,ROMA

«Piove governo ladro». Inizia così, tra un aprire di ombrelli e un sollevare di cappucci a causa della pioggia, il primo intervento di un'insegnante all'assemblea dei precari della scuola a piazza Montecitorio. Qualcun altro è più ottimista, e ci scherza su con un «precario bagnato precario fortunato». Viene srotolato uno striscione: «Docenti di ruolo solidali con i colleghi precari» e partono gli applausi.
La piazza è loro, la presidiano da quasi tre settimane rimanendo anche la notte, il posto più ambito è nel camper ma a rotazione si dorme pure in tenda.
L'arrivo in piazza dei politici crea momenti di tensione: alcuni precari contestano il capogruppo Pd alla Camera, Dario Franceschini. «Non vogliamo essere uno strumento per ottenere visibilità, vogliamo dei fatti concreti» dicono a Franceschini. «Hanno ragione ad essere arrabbiati - si è difeso il deputato di fronte alle telecamere - ma noi stiamo sostenendo la loro battaglia. È sbagliato fare di tutta l'erba un fascio».
Per qualche minuto sembra che la rabbia prevalga, c'è chi grida contro il politico di turno - erano presenti anche Di Pietro dell'Idv e Ignazio Marino del Pd - e chi cerca di riportare la calma. La situazione torna presto sotto controllo. «Lasciamo da parte le polemiche - interviene Francesco Cori del Coordinamento dei precari - e iniziamo con gli interventi. Non siamo qui per fare bagarra ma per organizzare il calendario della protesta».
Non ci tengono alla spettacolarizzazione né agli eroismi. «Ho sentito troppi ismi, mentre la nostra protesta è unitaria e collettiva» dice Giuliana Valli, l'insegnante romana che ha iniziato lo sciopero della fame cinque giorni fa. «Mi stupisco che una rinuncia volontaria - continua - qual è il mio digiuno desti più scandalo di molte situazioni veramente tragiche in cui le persone sono ridotte sul lastrico».
Le forme di protesta sono molteplici, due precari sono arrivati martedì sera in macchina da Mantova e hanno montato un banchetto per distribuire un libro autopubblicato.
«Doceo ergo sum...precarius», insegno quindi sono precario, si legge sulla copertina. «È una raccolta di aforismi che abbiamo scritto in due mesi io e mio marito - racconta Matilde Serlini, insegnante di lingua spagnola nei licei mantovani - per raccontare con dignità e ironia la condizione del precariato».
Il prossimo appuntamento che si danno gli insegnanti è il 13 settembre, il primo giorno di scuola per gli istituti romani. I docenti entreranno in classe e parleranno della riforma ai propri alunni, spiegandola in maniera semplice, cercando così di informare sia gli studenti sia i genitori. Poi, nel pomeriggio, si sposteranno al ministero dell'Istruzione per un sit-in.
Molti chiedono ai deputati in piazza di portare la questione in parlamento. Marco, insegnante di lettere nelle scuole di Civitavecchia, 35 anni e precario da 10, chiede uno sforzo in più all'opposizione. «Un'interrogazione parlamentare non fa notizia, la sinistra deve tornare fisicamente in mezzo alle persone, magari anche per essere criticata». Lui non ci sta a fare di tutta l'erba un fascio «Questo attacco alla scuola pubblica - dice - sta proprio nel dna della destra e del berlusconismo. È un modo per eliminare un fattore importantissimo di emancipazione sociale e per evitare che si formino coscienze critiche».
In piazza gli interventi si susseguono uno dopo l'altro. Una insegnante prende il megafono per ricordare che «le assunzioni a tempo determinato ci sono, ma nelle scuole private, a cui lo stato concede un finanziamento di un miliardo e 500 milioni di euro». Il cielo intanto si libera e la pioggia da' tregua ai partecipanti al presidio.

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