INTERNAZIONALE

Il caldo, poi il fuoco. In Russia è emergenza

INCENDI
PACIFICI GIULIA,ROMA

Il fuoco è implacabile in Russia. Il ministro delle Emergenze, Sergei Shoigu, ha riferito che nelle ultime 24 ore sono scoppiati altri 403 nuovi roghi, per un totale che supera i 500.
Tutto è iniziato con le temperature record registrate tutto il mese di luglio, che raggiungevano i 38 gradi, fino agli incendi degli ultimi giorni. I vigili del fuoco sono in difficoltà, e sì che in un paese così freddo non saranno particolarmente attrezzati per questo tipo di emergenze. Circa 6.700 km quadrati di boschi sono ridotti in cenere, migliaia di case sono distrutte e migliaia sono anche gli sfollati, un numero che sembra destinato a crescere nonostante la situazione stia lentamente migliorando. «Nelle ultime 24 ore - ha dichiarato il ministro Shoigu - abbiamo registrato una diminuzione dei focolai ma non abbastanza da uscire dalla situazione di emergenza». Anche il numero di morti è in aumento: 50 persone hanno perso la vita, chi per il fuoco chi per l'aria irrespirabile. La coltre di fumo obbliga le persone a uscire con la mascherina.
Il governo di Mosca, se all'inizio non sembrava particolarmente in allerta, ha dichiarato lo stato di emergenza nelle 7 regioni più colpite dal fuoco. Il decreto dà maggiori poteri alle autorità locali impegnate a combattere le fiamme. Con l'aggravarsi della situazione nei piani più alti delle gerarchie militari sono rotolate teste: «Ordino al ministro della Difesa di licenziare un gran numero di ufficiali per violazioni disciplinari» avverte il presidente Dimitri Medvedev, ritornato in gran fretta dalla villeggiatura sul Mar Nero, dopo i gravi danni subiti da alcune basi militari. Giovedì scorso sono bruciati 13 hangar della marina nella località di Kolomna, alle porte di Mosca.
Le figure più importanti a rimetterci il posto sono stati il capo della divisione logistica della marina, Sergei Sergeyev e il capo dell'aviazione della marina, Nikolai Kuklev. E anche per il futuro il presidente minaccia misure drastiche, «senza pietà».
Il Cremlino ha buoni motivi per preoccuparsi: le fiamme sono arrivate a lambire alcune centrali nucleari. Il pericolo maggiore l'ha corso l'impianto nucleare di Sarov, nella regione di Nizhny Novgorod. Le autorità hanno evacuato la centrale da tutti i materiali esplosivi e radiattivi e garantiscono che non si corre il rischio di un'esplosione. Nel paese sono 72 i siti sensibili su cui va tenuta la massima vigilanza. Ad esempio nella zona a suo tempo investita dal fall-out radioattivo di Cernobyl: «Controlliamo la regione- ha detto Shoigu - se un incendio si sviluppasse radionuclidi potrebbero irradiarsi col fumo e creare una nuova zona inquinata».

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