POLITICA & SOCIETÀ

«Non chiamarmi terremoto», per vincere la paura

DOCUFICTION
PACIFICI GIULIA,ROMA

Sconfiggere la paura con la cultura. Questa convinzione è la molla che ha spinto cittadini dell'Aquila, esperti di vulcanologia e sismologia e insegnanti di scuola a realizzare la docufiction «Non chiamarmi terremoto». La troupe televisiva si è spostata in questi giorni a Bologna per le ultime riprese. L'idea nasce ad aprile, durante l'anniversario del terremoto dell'Aquila, grazie all'incontro tra la casa di produzione Formicablu, che si occupa di comunicazione e produzione scientifica, il progetto Edurisk, che vede la collaborazione di ricercatori del Gruppo nazionale per la difesa dei terremoti (Gndt) e di insegnanti per educare alla prevenzione dei rischi sismici, e la società di produzione televisiva Ethos. «All'inizio avevamo pensato a un documentario classico, poi ci è venuto in mente di realizzare una fiction, con una struttura narrativa, che spiegasse in maniera divertente ai bambini e agli studenti delle scuole come come comportarsi quando la terra trema e a conoscere le regole per la costruzione di case antisismiche» spiega la regista Beba Gabanelli. La protagonista è Marta, una bambina delle scuole medie conosciuta da tutti prima del 6 aprile 2009 come «terremoto», soprannome con cui nessuno dopo quel giorno se l'è più sentita di chiamarla. Ma non è solo il suo nome a cambiare, Marta inizierà un percorso di crescita che la vedrà trasformarsi in una ragazza consapevole. Un progetto che nasce e cresce dal basso grazie all'entusiasmo e alla determinazione delle persone che vi partecipano, i costi però ci sono e si aggirano attorno ai trentamila euro. E' partita quindi la raccolta fondi tramite un sito, www.produzionedalbasso.it, che permette a chiunque voglia di donare una quota per terminare il film. «Non chiamarmi terremoto» non ha fini di lucro, verrà diffuso nelle scuole per sensibilizzare le famiglie di quelle città e quei paesi soggetti a rischi sismici perché «sono molti i punti dove anche un cittadino, meglio se riunito in una collettività consapevole e responsabile, può intervenire», come si può leggere sul sito www.nonchiamarmiterremoto.it.
La fiction, nonostante nasca dall'esperienza della tragedia aquilana, non ha toni di denuncia, tenta di superare la logica dell'emergenza con l'educazione e l'informazione. Una logica che non è stata proprio quella dominante né prima né dopo quel 6 aprile di un anno fa. All'Aquila riflettori e telecamere se ne sono visti in gran quantità, talvolta per descrivere una tragedia, talvolta per denunciare una malagestione, altre volte per pubblicizzare eventi politici. Da un anno il capoluogo abruzzese è diventato una sorta di set cinematografico. Ma la mancanza di retorica e lo scopo didattico della fiction hanno convinto i cittadini aquilani della bontà del progetto e si sono quindi improvvisati attori, avendo provato sulla propria pelle cosa vuol dire l'assenza di strutture e conoscenze adeguate. Vi partecipano anche Luciana Littizzeto, Ivano Marescotti e Mara Redeghieri. La fiction verrà presentata a fine settembre alla scuola Dante Alighieri dell'Aquila, dove sono state girate la maggior parte delle scene, una delle poche strutture rimaste in piedi perché costruita con criteri antisismici.

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