CULTURA & VISIONI

Radiodervish, una notte all'opera con la banda

MUSICA - Dodici pezzi nel nuovo lavoro del duo insieme a Livio Minafra
DEL SETTE LUCIANO,

Quando crollano chiese infallibili sulle spalle degli eroi, e i fiati della Banda Giuseppe Verdi di Sannicandro accompagnano Nabil Salameh mentre canta «L'immagine di te, che il desiderio non sa spegnere», la bellezza e l'emozione del nuovo disco dei Radiodervish escono in tutta la loro forza. Dopo un'anomala divagazione in territorio quasi pop con L'immagine di te, e un ritorno alle origini con Beyond the sea, Nabil e il suo compagno di cammino Michele Lobaccaro propongono adesso i frutti di un lavoro che unisce i Sud del mondo in un raffinato rapporto musicale. Bandervish, questo il titolo del nuovo album (Princigalli Produzioni/Il Manifesto Materiali Musicali, 12 euro) nasce da un progetto dove le esperienze dei Radiodervish si sono unite a quelle dell'insieme strumentale pugliese e del compositore e musicista jazz Livio Minafra. La tradizione bandistica, nel Meridione d'Italia, ha radici antiche di due secoli. Accompagna lo scorrere delle processioni, si schiera in fila nelle feste di piazza, siede sotto le volte del padiglione all'aperto chiamato ovunque Cassarmonica.
Sottolinea Nabil «Ogni banda, accanto al repertorio di brani popolari, ne possiede uno che fa riferimento ai grandi autori d'opera lirica come Puccini, Rossini, Donizetti. La banda è da sempre portatrice di nobiltà esecutiva». Ed è facendo ricorso e appello a tale nobiltà, al concetto mai abbastanza messo in pratica dell'incontro tra culture, alla ricchezza del patrimonio delle minoranze così cospicuo in terra di Puglia, che Bandervish ha trovato il terreno fertile su cui germogliare, crescere, arrivare a compimento. Ancora Nabil «Con la Banda Giuseppe Verdi ci eravamo conosciuti durante i diciotto mesi del progetto Residenza Teatrale. Poi un live insieme al Festival Voci dell'Anima, e da lì l'idea di fare un disco. Un disco dove noi avremmo 'abbandonato' qualcosa di nostro per attingere alla tradizione, sovrapporre, mescolare. Aggiungendo a queste sonorità quelle del jazz, che in Puglia sono ormai consolidate dagli anni '90 grazie alla bravura e alla creatività di tanti musicisti». Tra di loro, appunto, Livio Minafra, che ha arrangiato e vestito i dodici brani, cui conferisce valore aggiunto la partecipazione di Alessandro Pipino al pianoforte e lama sonora, Pino Minafra al flicorno soprano e tromba, Roberto Ottaviano al sax soprano e Gaetano Partipilo al sax contralto. Ascoltiamolo, il disco. I brani sono quasi tutti noti a chi segue i Radiodervish fin dagli inizi, eppure lontanissimi da qualsiasi tentazione di catalogarli come cover. Centro del mundo, soltanto strumentale, apre le danze e annuncia quel che verrà dopo. E il dopo si chiama, ad esempio, L'esigenza, definita da molte voci positivamente critiche una delle più belle canzoni d'amore scritte negli ultimi vent'anni. Qui diventa miscela sinfonica e jazz, distesa in grande e progressiva dolcezza. La precede Les lions, con una splendida introduzione della Banda, cui è affidato poi il compito di infondere un ritmo tutto particolare alle atmosfere evocate dai testi e dalle note dello spartito originale. La musicalità della lingua araba si esalta negli ottoni e nei tamburi di strada del Sud italiano in Lamma Badà e Fogh En Nakhal, nell'incedere quasi da marcia di Dio pazzo dio pane.
Le voci e le sonorità sinfoniche si riaffacciano protagoniste in Sea Horses e Avatar. Ma ciò che, dietro le quinte della musica, tiene insieme, esalta, rende prezioso il disco, è proprio quella ricerca dell'incontro citata da Nabil, quel desiderio di conoscenza reciproca capace di superare ogni confine, quel linguaggio che ignora le differenze e si esprime in un esperanto cui anche Bandervish offre significativo contributo. Sulla copertina del disco, dove la Banda, con tanto di strumenti in spalla, cammina in mare verso una spiaggia, compaiono minuscoli l'uccello upupa e la figura di un danzatore derviscio. Sono, fin dagli inizi, i simboli delle idee non solo musicali che hanno guidato il cammino dei Radiodervish. Un cammino piacevole da seguire e da ascoltare, senza mai perderne di vista il significato. Un cammino riproposto sempre con coerenza, ignorando la crescita e i compromessi della celebrità.

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