Poliziotti e giudici non si amano. Dovrebbero stare dalla stessa parte ma sono sospettosi gli uni degli altri: i primi pensano che i magistrati non capiscano nulla di indagini, i secondi diffidano di quella zona grigia fatta di delinquenti di mezza tacca, informatori e prostitute dove gli sbirri nuotano come pesci. Parliamo del noir, non dell'attualità politica italiana, naturalmente.
Nella realtà del 2010 pare che il governo, costretto a fare una parziale marcia indietro nella legge sulle intercettazioni, abbia in mente una soluzione radicale per risolvere i problemi dei vari Cosentino, Verdini, Carboni e altri cleptomani assortiti: togliere ai magistrati la conduzione delle indagini rendendo autonoma la polizia giudiziaria, un tema su cui abbiamo fonti letterarie abbondanti. In qualsiasi giallo scandinavo, come in ogni libro di Georges Simenon o di Fred Vargas i poliziotti hanno a che fare con i magistrati, diversamente dal noir ambientato negli Stati Uniti dove i protagonisti sono più spesso avvocati difensori o investigatori privati, che in procura ci vanno solo per sentirsi minacciare di incriminazione se non sputano subito tutto quello che sanno. Quanto ai poliziotti americani, corrotti come quelli di Dashiell Hammett, scafati ma onesti come quelli creati da Ed McBain per l'87° distretto, tutti si preoccupano a stento di avvisare i loro superiori quando arrestano rapinatori di banche, stupratori e assassini psicopatici alla fine di indagini condotte in assoluta solitudine.
Partiamo dalla Svezia: in Finché sarà passata la tua ira, di Åsa Larsson, il commissario Anna Maria Mella si rivolge al procuratore Rebecka Martinsson (cui ha salvato la vita nel romanzo precedente): «"Voglio un mandato di perquisizione per Hjalmar e Tore Krekula". Rebecka sospirò. "Devono esserci ragionevoli sospetti che siano coinvolti", rispose. "E allora?" sbottò Anna Maria. "Andiamo Martinsson, ... Björnfot non ha mai creato problemi". Il procuratore capo Alf Björnfot era il superiore di Rebecka. ... "Sì, ma adesso hai a che fare con me e non con lui" replicò lentamente Rebecka».
I gialli scandinavi descrivono una società malata, che cova in seno i veleni della xenofobia, dell'avidità, perfino della complicità con il nazismo. Ma si tratta comunque di una società rispettosa della legge, dove i poliziotti corrotti o violenti sono relativamente rari. I magistrati sono molto presenti nelle indagini, anche se gli eroi della storia rimangono gli ispettori e commissari che lavorano duro senza lamentarsi (e quando non lavorano cercano di risolvere le loro complicate vite familiari o sentimentali). In Muro di fuoco di Henning Mankell, il commissario Kurt Wallander si trova alle prese con un pm pronto ad aprire un'inchiesta su di lui: «C'era una grande fotografia a colori che dimostrava che un poliziotto aveva colpito una ragazza facendola cadere a terra. La fotografia era sfocata. Ma nessuno poteva dubitare della sua autenticità. "Uno dei pm ha ordinato un'inchiesta disciplinare immediata". "Quale pm?". "Viktorsson". Il pm era arrivato a Ystad solo ad agosto e Wallander aveva già avuto modo di avere seri contrasti con Viktorsson, che non gli andava a genio».
I giudici, nel giallo europeo, recitano il ruolo di spalla che fa risaltare la determinazione dell'investigatore: alla lentezza della procedura si oppone l'intuizione dell'eroe-poliziotto: «"Ha parlato?" domandò il giudice. "No. È bloccato", disse Adamsberg. "Uno spiraglio in vista?". "Nessuno". "La perquisizione?". "Niente". "Si sbrighi, Adamsberg". "No, voglio un'incriminazione, signor giudice". "Non se ne parla. Lo faccia parlare o lo rilasci"... "Se rilasciamo questo tizio", disse Adamsberg, "non rispondo più di niente. Ucciderà di nuovo o ci sfuggirà dalle dita". "Niente incriminazione", concluse il giudice in tono deciso. "Oppure si dia da fare e trovi delle prove prima di domani alle 19,30. Prove, Adamsberg, non intuizioni confuse. Prove. Una confessione, per esempio. Buonanotte, commissario"». Il lettore di Parti in fretta e non tornare, di Fred Vargas, viene lasciato con l'impressione che ai giudici non importi nulla di prevenire altre morti, men che meno di fare giustizia: l'importante è che le scartoffie siano al posto giusto. Un topòs del poliziesco francese: gli esoterici gialli della Vargas (che strizzano l'occhio a generi diversi, come l'horror) sono in realtà debitori della tradizione creata da Georges Simenon. Al contrario dello sposatissimo Maigret, il commissario Adamsberg ha una vita sentimentale complicata ma, come il suo illustre predecessore, preferisce fare una passeggiata sui quais della Senna che stare in ufficio a studiare i faldoni.
Maigret fornirebbe, sui rapporti polizia-giudice istruttore, materiale sufficiente per riempire un paio di volumi del Grand Larousse Illustré, quindi occorrerà limitarsi a ricordare i suoi pessimi rapporti con il giudice Coméliau, quintessenza di quella aristocrazia francese pavida e ottusamente reazionaria che Simenon disprezzava. Appena arrivato dal Belgio negli anni '20, il giovane aspirante scrittore aveva trovato impiego come segretario privato del marchese di Tracy e la breve esperienza sarebbe stata sufficiente per ispirargli un odio duraturo per le gens du château, sentimento che traspare in decine di romanzi, per esempio Il defunto signor Gallet, del 1931. Non si esagera di molto se si dice che il vero nemico di Maigret non sono i criminali ma la Francia degli anni '30, con le sue «duecento famiglie» che monopolizzano il potere, controllano i giornali e usano i politici come marionette: un romanzo dove questo appare in maniera perfino didascalica è La prima inchiesta di Maigret, del '49.
In un romanzo «tardivo» della serie, Maigret e i testimoni recalcitranti (1959) il commissario viene raggiunto dal giudice istruttore sulla scena del crimine, cosa per lui del tutto inabituale: «Il giovane, magistrato di fresca nomina, gli tese una mano curata e ferma, una mano da giocatore di tennis, e Maigret pensò ancora una volta che la nuova generazione era in procinto di rimpiazzare la vecchia... Era uno della nuova scuola, in base alla quale l'inchiesta appartiene al giudice istruttore dall'inizio alla fine e la polizia deve limitarsi a eseguire gli ordini del magistrato».
Passiamo alla Spagna di Alicia Gimenez-Bartlett: Petra Delicado, la popolarissima ispettrice di Barcellona che cerca invariabilmente di risolvere crimini in cui sono coinvolti antipatici riccastri, non si preoccupa di chi formalmente dirige le indagini: fa di testa sua, anche nella scottante (per l'Italia) materia delle intercettazioni: «Fotografiamo chiunque entri nel locale! Teniamo sotto controllo il suo telefono privato!». Il viceispettore Fermin Garzon, suo personale Sancho Panza, obietta: «Il commissario ci manderà al diavolo» ma Petra non si fa smontare: «Diciamogli che a Barcellona queste cose si fanno normalmente, lo pungeremo nell'orgoglio professionale».