Cosa sta succedendo a Melfi? La politica assente, fatta eccezione per il sindaco Sel della città di Rionero che si è pronunciato esplicitamente per il ritiro delle sospensioni, il resto sono una dichiarazione equilibrista del segretario regionale del Pd, richiami generici a «ristabilire un clima più disteso», mentre le istituzioni regionali e i partiti del centro sinistra continuano ad ignorare un dato di fatto: quello di un'azienda presente ormai da 15 anni, che se ha festeggiato proprio con le istituzioni regionali la 5milionesima vettura poco meno di due mesi fa, continua ad avere un rapporto con il territorio di sostanziale isolamento, che produce sul piano sindacale una continua azione di disconoscimento del ruolo del sindacato.
Così mentre il numero di lavoratori con ridotte capacità lavorative aumenta, condizionando l'organizzazione e la distribuzione delle mansioni sulle linee, mentre si introduce, senza nessun confronto con il sindacato, un nuovo modello organizzativo del montaggio definito «ergo uas» che sostituisce il sistema della metrica del Tmc 2, intensificando la prestazione di lavoro e producendo un maggiore vincolo sulla postazione, l'azienda arriva al punto di realizzare nello stesso tempo il ricorso alla cassa integrazione e l'aumento della produzione senza preoccuparsi di incrementare gli organici sui turni di produzione.
C'è qualcosa che richiama l'esperienza dei 21 giorni del 2004, soprattutto per quanto riguarda la solidarietà tra i lavoratori e la comprensione che la sospensione dell'azienda ha lo scopo di mostrare a tutti i rischi per chi vuole esercitare il diritto di sciopero. La Fiat sta dunque tentando una forzatura per arrivare dove? Disciplinare i lavoratori, incrementare la produttività, bloccare l'attività sindacale dell'unica organizzazione che cerca realmente di discutere con l'azienda, appaiono i primi e concreti obiettivi. Il successo della Fiom in occasione dell'ultimo rinnovo delle Rsu, favorito anche dal voto di Pomigliano, l'incertezza sulle azioni dell'azienda che ad oggi non ha un credibile piano industriale, e il peggioramento delle condizioni di lavoro dovuti anche agli incrementi di produttività richiesti durante la produzione, forse anche per recuperare la produzione non realizzata con la cig, ha determinato un confronto sempre più aspro con la direzione di stabilimento. Il peggioramento delle condizioni di lavoro è dimostrato dai recenti dati dell'Inca e della Fiom, che derivano da un'indagine che denuncia la crescente diffusione tra i lavoratori dello stabilimento di malattie ancora non riconosciute come malattie professionali.
A questi fattori si aggiunga che molto probabilmente quest'anno la Fiat non distribuirà alcun premio di produzione. E mentre l'azienda pensa di ripristinare i 18 turni tutto quello che è intorno a Fiat è rimasto identico. Nessuna azienda locale nata a seguito della produzione avviata nel 1994, nessun o scarso coinvolgimento dell'imprenditoria locale, nessun ampliamento dei servizi indiretti di produzione, il tutto senza che la locale associazione degli industriali abbia mai prodotto un'iniziativa in questa direzione. Ma ecco la novità un campus manufacturing, con 18 milioni di finanziamento pubblico concessi dalla Regione Basilicata che derivano dai fondi Fas, che spacciato come centro di ricerca sull'innovazione di prodotto servirà solo, se verrà alla fine realizzato, a impiegare poco meno di 20 ingegneri che lavoreranno alle innovazioni nell'organizzazione del lavoro per accompagnare sostanzialmente il nuovo modello organizzativo previsto dall'ergo uas.
L'azienda è riuscita ad evitare di istituire come più volte richiesto un presidio medico sul turno di notte, dopo la morte per infarto di un lavoratore della Ceva Logistic (società esternalizzata che si occupa della movimentazione dei componenti all'interno dello stabilimento) e che forse in presenza di un defibrillatore avrebbe forse avuto la possibilità di salvarsi. Così la Regione ha pensato bene di aprire una postazione temporanea del 118 a proprie spese, che sembra sarà trasferita dai capannoni di un'azienda chiusa ad un nuovo edificio, venendo dunque meno a quello che doveva essere di competenza dell'azienda, la presenza di un medico sul turno di notte.
Tuttavia non deve stupire questo rapporto di sostanziale subalternità nei confronti della Fiat o l'incapacità della Regione ad avviare una proposta di sviluppo a partire dalla presenza della Fiat se si pensa che a metà degli anni '90 la stessa Fiom fu costretta ad indire uno sciopero persino per sollecitare il consorzio industriale e la stessa azienda ad allestire delle pensiline per il riparo dalla pioggia per gli operai che erano soliti attendere l'arrivo dei bus che li raccoglievano per condurli nei tanti comuni della regione e delle province di Avellino, Foggia e Bari.
In Europa l'Italia è l'unico paese ad ospitare un solo produttore automobilistico, una sorta di monopolio che finisce per influenzare fortemente le relazioni industriali e mentre si guarda al ritorno della Panda, ci si dimentica che l'azienda sta aumentando l'allocazione dei modelli in Turchia e Serbia, e che in Polonia continuerà a produrre comunque l'attuale versione della Panda, per non parlare delle produzioni in Sud America e quelle previste tra il Messico e gli Stati Uniti. Certo una fabbrica sempre meno italiana (ricordate la pubblicità del nuovo logo Fabbrica Italia?) e sempre più americana.
*Università degli studi di Salerno