PRIMA

Un silenzio riuscito

LO SCIOPERO DEI GIORNALISTI
NATALE ROBERTO,

È andata benissimo, e la sparata di Grillo («sono così d'accordo con questo sciopero che lo replicherei 365 giorni all'anno») ne è la conferma. Le ragioni civili di una protesta che travalica i confini di categoria escono consolidate dall'adesione grande alla «giornata del silenzio». In edicola, ieri, è stato ancora più esiguo del solito il consueto drappello dei quotidiani che agli scioperi sono refrattari in ogni caso (e che comunque hanno ribadito anche loro di essere contrari al ddl Alfano).
Altissima l'adesione nei periodici e nelle agenzie; compatta la partecipazione di radio e tv, che ha consentito di dare il segno del rischio incombente anche al pubblico dei canali generalisti. È stata compresa e condivisa la scelta di far ricorso (con saggia parsimonia: il precedente sciopero era stato tre anni fa, contro il ddl Mastella) ad uno strumento che tenesse insieme le diverse aree della professione, come non avrebbero invece permesso di fare le proposte alternative emerse pochi giorni fa: anche lodevoli nelle intenzioni, ma praticabili solo per i quotidiani. E poi la novità più positiva, la grande partecipazione della rete: siti e blog fermi per un giorno, a riprova che la domanda di libertà e di autonomia unifica generazioni e organizzazioni produttive diversissime.
A rendere forte la mobilitazione, la scelta di motivazioni che non avevano nulla di corporativo. I volti e le parole di Patrizia Aldrovandi e Ilaria Cucchi hanno spiegato che in gioco non ci sono piccoli privilegi professionali, ma diritti generali; hanno fatto capire quanto strumentale sia, da parte dei sostenitori di questo pericoloso testo, il riferimento ad una privacy che serve solo a mascherare malamente il desiderio di evitare cronache imbarazzanti per i potenti. E la protesta è tanto più solida perché si accompagna ad una proposta - l'udienza-stralcio, che deve garantire la necessaria riservatezza sui fatti privati senza intaccare il racconto di quelli pubblici - che nessun fan del ddl Alfano riesce a smontare. Da qui ripartiamo, dopo 24 ore di efficace silenzio. Tenendo a mente anche i molti appelli alla fantasia che abbiamo letto e sentito negli ultimi giorni: alcuni sinceri, altri assai meno credibili perché provenienti da qualche direttore poco incline ad occuparsi dei rischi che corre l'autonomia dell'informazione. Metteremo alla prova della fantasia tutti, noi del sindacato compresi. E intanto annotiamo sull'agenda un appuntamento: il 29 luglio, a Roma, davanti a Montecitorio per l'arrivo del ddl nell'aula della Camera.
* Presidente Fnsi

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