CULTURA & VISIONI

Il sindaco Cenni: «Le polemiche sul palio? Sono oscurantiste»

SIENA L'edizione del 2 luglio va alla contrada della Selva, ma tiene banco lo scontro sul «drappellone islamico»
CRIPPA STEFANO,

Ad alimentare le polemiche sul Palio di Siena corso ieri sera, e che ha visto la contrada della Selva superare in un'avvincente carriera l'Onda, non sono solo le associazioni animaliste. Quest'anno a sollevare il polverone anche la decisione di affidare la realizzazione del drappellone dipinto, ovvero l'emblema del Palio che va alla contrada vincitrice (e che i senesi chiamano più comunemente «cencio») al quarantaseienne artista libanese Ali Hassoun. Un dipinto - dedicato alla Madonna di Provenzano che celebra il 750mo anniversario della battaglia di Montaperti, dove è ritratta una mezzaluna a stella di David posta sulla corona della Madonna insieme alla croce. Apriti cielo, la sovrapposizione di simboli ha creato scompiglio tanto che la Padania titolava il 9 giugno «Le mani dell'Islam sul Palio di Siena», con un corollario di reazioni sdegnate dall'agone della politica. A rinfocolare gli animi, alla vigilia della corsa ecco l'intervento del vescovo di San Marino Montefeltro mons. Luigi Negri, secondo il quale il drappellone del palio «contiene quest'anno elementi ideologici che mi sembrano inaccettabili per una autentica coscienza cristiana ed anche sanamente civile», sottolinea Negri a proposito dei simboli islamici «misti» a quelli cristiani presenti nell'immagine, promettendo per domenica «una messa riparatrice». Ma dal primo cittadino senese, il sindaco Maurizio Cenni, arriva la risposta «Chi sostiene che la città è stata profanata in realtà è lui che la profana». Sempre per Cenni, è una polemica «da clima integralista e oscurantista». Definendo quanti hanno alzato le voci contro l'opera dell'artista libanese «dei poveretti che non conoscono il palio, il regolamento e la storia senese». Cenni risponde poi anche alla curia senese, che aveva richiesto una discussione preliminare prima di decidere il tema del drappellone: «Non sono d'accordo che ci debba essere un confronto preliminare. La committenza è pubblica dopodiché decide l'artista». Aggiungendo poi: «Noi controlliamo ma non possiamo pensare di censurare la creatività, sarebbe come tornare all'inquisizione. Poi, in quanto ai contenuti, ci sono stati cenci con o senza cavallo, c'è stato anche un cencio con una donna, addirittura una Madonna moderna che spingeva un passeggino». Senza questa libertà ha concluso il sindaco: «Non avremmo avuto opere di Vespignani, Guttuso Botero e tanti altri».

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