CULTURA & VISIONI

«Porto la mia energia nel mondo dell'arte»

INCONTRI - Yoko Ono presenta la personale «I'll be back»
DEL DRAGO ELENA,ROMA

«Coraggio, audacia, ribellione. Dove sono andati a finire? Una volta li avevamo. Era il rock. Ma ora bisogna cercare a lungo prima di trovarlo. L'insonnia febbrile è il nostro mondo. Tutto sta accelerando. Ma l'arte sta andando nella direzione opposta....verso il cimitero del sonno e l'estasi illusoria. Perché?». Così si interroga Yoko Ono, nel testo scritto per la mostra alla Studio Miscetti di Roma aperta in questi giorni e intitolata I'll be back: un omaggio che Ono ha voluto rendere ai futuristi, un dialogo che inizia dalla più celebre fotografia - ritratto dei membri del gruppo futurista con al centro il carismatico Filippo Tommaso Marinetti, e si sviluppa poi attorno ad altrettante lapidi in marmo che portano incisa una sola data, quella di nascita, il 1909.

Può raccontare come è nato il suo interesse per il futurismo?
Sono stata ad un esposizione a Londra dedicata al futurismo e sono rimasta davvero impressionata: in quel momento ero molto preoccupata sullo stato di salute dell'arte in generale, che mi sembrava stesse diventando troppo gentile, incapace di dire qualcosa di forte, mentre il futurismo ha tentato di affermare molte idee e lo ha fatto con un'energia straordinaria. Così mi sono appassionata, ho letto tutti i libri fino a quando ho scoperto la fotografia al centro di questa mostra ed ho pensato: «Ecco, questa deve essere esposta su un muro intero!»

In che modo ha sentito delle affinità con i futuristi?
Come artista mi sono sempre prefissata un obiettivo; quello di dare l'energia che possiedo al mondo, e credo sia davvero la mia missione. Vedendo le opere dei futuristi mi è sembrato che tentassero, a loro modo, di portare avanti lo stesso obiettivo. E credo che il mondo li abbia un po' dimenticati , così li ho voluti riportare a nuova vita, affinchè tutti possano di nuovo trarne energia.

Lei crede che l'arte contemporanea in questo momento non sia in grado di esprimere delle figure altrettanto forti?
Non sto dicendo questo. Credo al contrario ci siano molti artisti che stanno facendo qualcosa di forte, ma allo stesso tempo penso che le persone siano impaurite, non vogliano più esprimere idee e opinioni troppo anticonformiste. Così ho voluto provare a iniettare l'energia dell'arte futurista per vedere cosa sarebbe successo, se qualcuno avrebbe reagito.

Lei a breve presenterà un'opera del 1958, «Balanced Piece», al Macro di Roma, cinquant'anni di arte che mi sembra contengano uno sforzo notevole per rendere semplice una materia complessa come può essere l'arte concettuale.
Non credo che il minimalismo perché usa un lessico essenziale possa essere definito semplicistico, piuttosto che siamo abbastanza saggi da comprendere delle forme cosi semplici, delle idee espresse in frasi così brevi.

Lei lo scorso anno ha vinto il Leone d'oro alla carriera alla Biennale di Venezia. Credo sia stato un momento importante di riconoscimento al suo lavoro. Cosa ha significato per lei?
È stato importante perché è stato come sentirsi approvata dal mondo dell'arte. Le persone in genere mi vedevano come la moglie di John Lennon, poi come la vedova di John Lennon e quindi come qualcuno che si è frapposto tra John Lennon e i Beatles! Ma credo che ciò che ho detto e continuo a dire con l'arte e con la musica sia altrettanto importante, per me senza dubbio, ma anche per chi ha voglia di ascoltare e guardare.

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