LIBRI HANS GEORG BACKHAUS DIALETTICA DELLA FORMA DI VALORE, EDITORI RIUNITI, EURO 15
L'attuale crisi economica, esplosa come crisi finanziaria nel 2008, è stata accompagnata non solo da una ridda di interpretazioni economiche e di puntuali smentite, ma anche dal rinato interesse verso un esule tedesco in Inghilterra, dato ormai per definitivamente sepolto dopo l'abbattimento di statue e icone nell'Europa dell'Est. «Come il mercato finanziario crolla, la reputazione di Karl Marx prende il volo», scriveva il Times nell'ottobre 2008. Nello stesso mese, in Francia, per fare un altro esempio, Le Magazine Littéraire dedicava il proprio numero a «Marx. Les raisons d'une renaissance». In Italia, dopo un lungo letargo, dal 2008 a oggi sono stati pubblicati più di quaranta di libri su Marx. In mezzo la crisi del comunismo e del marxismo. Crisi politica e teorica. Affinché quella renaissance non abbia solo i caratteri della moda, che guarda a un determinato passato per una sola stagione, per poi subito, sprezzantemente, volgere lo sguardo altrove, la crisi attuale non va letta solo in termini di congiuntura. Lo ha capito la Chiesa. Diversi giornali e riviste cattoliche hanno preso parte alla discussione su Marx e la crisi. Ma con lo spunto giusto: scriveva Böckenförde ne Il Regno del 2009 che il capitalismo non soffre a causa dei suoi eccessi e dell'avidità, ma a «causa del suo punto di partenza».
E allora si vada al punto di partenza. In questa direzione è meritevole l'operazione editoriale compiuta da Riccardo Bellofiore e Tommaso Redolfi Riva nel voler ripubblicare i saggi di Hans Georg Backhaus sul valore (Dialettica della forma di valore, Editori Riuniti). Si tratta di studi iniziati da Backhaus quando era ancora un giovane assistente di Adorno all'Istituto per le Ricerche Sociali di Fracoforte, poi raccolti in un volume pubblicato in Germania nel 1997, ed ora offerti al pubblico italiano.
Il titolo della raccolta, tra l'altro fedele all'edizione tedesca, non inganni però troppo. Non siamo di fronte ad una piatta hegelianizzazione di Marx, alla riduzione dei primi capitoli del Capitale alla logica dialettica. Il valore, come ricordava Adorno, non è propriamente un concetto ma «un'entità concettuale completamente diversa dall'estensione logica o unità delle note caratteristiche di questi o quegli elementi particolari». Questo carattere particolare del valore si proietta sulle merce, facendone un che di bizzarro, un qualcosa che, in quanto sensibile e sovrasensibile al tempo stesso, non è pensabile. Proprio questa contraddizione permette di pensare l'autonomizzazione della forma di valore, il costituirsi di una socialità sovraindividuale, e quindi di abbandonare ogni individualismo metodologico in favore di un'analisi della socialità che non prenda le mosse dagli individui agenti e dalle loro intenzioni. Le relazioni sociali, mediate da valori di scambio, hanno luogo attraverso nessi sociali autonomizzati e automatizzati rispetto agli agenti. Il consumatore compulsivo realizza se stesso nell'atto di compiere la propria funzione sociale, che, nella sfera della circolazione, si esaurisce in una transazione sempre ripetuta. L'intera forma sociale viene risucchiata in un presente astorico, dove l'imperativo Enjoy Yourself! brilla sulle insegne dell'eterno ritorno del sempre uguale. I caratteri di questa socialità e l'evaporazione del valore d'uso si mostrano nella Chat Roulette, che mette in videocomunicazione utenti completamente sconosciuti e in modo casuale, e nei negozi riempiti di merci la cui caratteristica è semplicemente quella di avere lo stesso prezzo: un euro.
A rendere preziosi i saggi di Backhaus non è solo l'attenzione alle diverse redazioni delle parti dedicate da Marx alla forma-valore, che ben si inserisce e che per più aspetti ha ispirato i recenti studi filologici su Marx, ma soprattutto l'elaborazione di una teoria interpretativa che integra e mette in connessione teoria del valore e teoria del denaro (questi temi sono sviluppati in un altro volume curato dallo stesso Bellofiore assieme a Roberto Fineschi, Marx in questione, Città del Sole). In un confronto critico con le teorie premonetarie del valore, Backahaus mostra «l'impossibilità di pensare un processo di scambio generalizzato senza denaro, e quindi l'impossibilità di costruire una teoria del valore premonetaria».
La questione è più importante di quanto non sembri a prima vista: l'impossibilità di una teoria del valore premonetaria è infatti dimostrata a partire dalla natura del lavoro erogato nel modo di produzione capitalistico. È così possibile tenere assieme momento della finanza e momento della produzione: «È legittimo - scrive Bellofiore - vedere nel finanziamento (bancario) alla produzione (delle imprese capitalistiche) una ante-validazione monetaria dei lavori concreti che si svolgono nei processi lavorativi capitalistici in competizione, sulla base delle aspettative in merito al conflitto di classe e all'andamento della domanda». Rileggendo in questo modo la forma di valore, ponendo l'accento sul «finanziamento della produzione come ante-validazione dell'erogazione del lavoro vivo dei salariati», diventa possibile non assolutizzare né la sfera della circolazione a scapito della produzione, né questa a scapito della prima, ma guardare lo sfruttamento dalla produzione, dove esso ha luogo, alla circolazione, dove viene attualizzato. Siamo così rigettati, con queste nuove lenti, sul nostro presente, sulla crisi sistemica attuale in quanto intreccio di finanziarizzazione e precarizzazione del lavoro, strategie complementari operate dal capitale per rispondere all'antagonismo e alla conflittualità di classe dagli anni Sessanta ad oggi. Lungo queste coordinate, analisi categoriale, conoscenza dei processi oggettivi e lotta di classe possono e devono costituire il fuoco di una critica all'altezza della crisi.