LETTERE E COMMENTI

Precisazioni sull'acqua e su altro

GAMBERALE VITO

Approfitto dell'ospitalità offertami dal mio vecchio amico Valentino Parlato, per replicare ai due articoli (il manifesto 26/5), l'uno sull'operazione Iride/F2i per il polo dell'acqua, l'altro sui «ponti» della mia vita. Il progetto di creare un polo dell'acqua nel Nord/Ovest ha richiesto due anni di lavoro. Non ha alcuna contestualità opportunistica coi recenti eventi e dibattiti. Il settore idrico di Iride ha radici storiche e basi professionali solide. Ciò non toglie che richiede un riassetto di perimetro, per organizzare un operatore efficiente e solido. In più, detto perimetro ha bisogno di importanti investimenti (ben 750 milioni di euro) per ammodernare le strutture. Da qui il coinvolgimento e l'interesse di F2i. F2i è il più grande Fondo infrastrutturale al mondo, impegnato ad investire pressoché tutta la massa raccolta (fino all'80%) in un paese, l'Italia. F2i non è assimilabile ad un qualsiasi, più o meno disinvolto, fondo di Private equity. F2i è un Fondo giuridicamente privato, ma dal profilo rigorosamente istituzionale, visti i singoli investitori nel Fondo e i soci della Sgr. Un profilo che, per gli investimenti societari che si vanno ad effettuare, è una garanzia di stabilità dell'azionariato, di qualità e trasparenza nel servizio, di rigoroso impegno negli investimenti impiantistici. F2i, pertanto, è il giusto e pressoché unico soggetto privato che possa garantire l'efficienza gestionale del privato e la tutela istituzionale del pubblico. Dovrebbe quindi essere visto come tipico investitore, auspicabile, da coinvolgere in un importante progetto di riassetto e sviluppo del settore idrico in Italia. Settore che, demagogia a parte, ha gravi problemi: il 10% della popolazione non è coperta da una rete di acquedotti; il 15% non ha fognature; il 30% non è coperta da impianti di depurazione; le reti perdono, in media, il 32% .
Inoltre, la frammentazione del sistema comporta più perdite economiche che profitti, il che significa incapacità, di gran parte degli operatori esistenti, a poter assicurare servizio e investimenti. Sempre per essere concreti, in Europa si investe più di 1 euro/mc/anno di acqua erogata; in Italia appena 37 cents! Parte da qui la visione ambiziosa del progetto Iride/F2i: proporsi come soggetto aggregatore per assicurare sviluppo e ammodernamento del servizio. Non è possibile che le utilities del Nord, ancorché con riferimenti societari pubblici, facciano profitti, assicurando investimenti e marginali dividendi; viceversa, le utilities del Sud, pur vendendo gli stessi servizi agli stessi prezzi specifici creino perdite e quindi impossibilità di sviluppo. F2i ha già investito nella seconda più importante rete del gas in Italia. Oggi questa società è l'unico operatore indipendente. Tant'è che si accinge ad investire 50 milioni di euro per ammodernare e rendere trasparenti i contatori dei clienti serviti.
Poche parole sul riquadro riservatomi, che mi ha amareggiato. Io, a suo tempo, ho subito un «sequestro giudiziario», acclarato dal processo che io stesso ho voluto, immediato, e dalle geometriche risultanze processuali. Mi sorprende un linguaggio superficiale e disinvolto verso temi così gravi e delicati, a maggior ragione da un giornale garantista. Ho un grato ricordo de il manifesto che nel dicembre '93 fu il primo giornale a richiamare l'attenzione sul grave episodio. Non ho mai aggredito la Magistratura. Ho solo chiesto un processo e denunciato le gravi violenze subite da pochi, specifici giudici. Il riconoscimento datomi dallo Stato, uno dei più grandi, è stato da me, per la gran parte, donato in beneficenza. Non sono mai stato scelto da «molti governi». Tutt'altro. Ho lasciato incarichi prestigiosi, nelle maggiori aziende private del paese, perché non d'accordo sulle iniziative che le proprietà volevano intraprendere. Il tempo mi ha dato sempre ragione.
Oggi Autostrade, se allora fosse stata presa da Abertis, probabilmente avrebbe dovuto mettere il proprio cash flow al servizio dei debiti delle imprese di costruzione che controllano Abertis! Me ne sono andato nell'aprile 2006, prima che arrivassero il governo Prodi e, quindi, il ministro Di Pietro. Non ho mai sognato di fare di F2i una Goldman Sachs. Sono stato sempre prudente verso le grandi banche estere. Qualcuna l'ho anche citata in giudizio. Penso di fare, di F2i, uno strumento al servizio del paese, per la stabilità dell'azionariato e lo sviluppo delle aziende, viste le deludenti esperienze di talune privatizzazioni.
* amministratore delegato F2i

Spiace che il dott. Gamberale sia rimasto amareggiato, ma «il manifesto» è sempre garantista. Tanto è vero che l'articolo ricordava sia la sua piena assoluzione che il giusto risarcimento ottenuto (f. p.)

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