CULTURA & VISIONI

Dialoghi a Faenza sul lavoro dell artista

RASSEGNE Si apre oggi il festival dell'arte contemporanea
DEL DRAGO ELENA,

Stretta tra meccanismi economici e mondanità, l'arte contemporanea negli ultimi anni ha rischiato di perdere una scommessa importante: quella di essere uno strumento primario per la comprensione del presente. Di volta in volta oggetto di investimenti più o meno sostanziosi o pretesto per iniziative elitarie e sfavillanti, l'opera d'arte è stata in certo senso dimenticata da tutti, e in particolare dai suoi interpreti, che non hanno saputo trasmettere l'importanza del suo significato a un pubblico diverso da quello degli «addetti ai lavori». La crisi finanziaria in atto, riducendo drasticamente l'immenso giro di affari generato dal mercato artistico, ha invece inaspettatamente favorito una rinnovata riflessione proprio sul ruolo dell'opera.
Non è dunque un caso che la terza edizione del Festival di arte contemporanea di Faenza, diretto da Pierluigi Sacco, Angela Vettese e Carlos Basualdo, sia dedicato appunto al tema delle Opere, e inviti curatori, critici, giornalisti, direttori di musei ed economisti a confrontarsi, da oggi al 23 maggio, sul vero soggetto del sistema dell'arte. L'opera d'arte infatti può apparire semplice, oppure - a uno sguardo superficiale - troppo complessa, può a volte sembrare gratuita, ma lo è raramente. Al di là delle forme che assume, infatti, che si tratti di una installazione, una fotografia, un quadro o un disegno, il lavoro dell'artista presenta dei quesiti, ci pone di fronte a delle responsabilità, ci apre nuove prospettive interpretative della nostra vita e della società in cui viviamo. Sempre a patto di guardarla con curiosità e attenzione.
E proprio per soddisfare tutte le domande che si possono porre attorno all'arte contemporanea e che durante le usuali visite nelle gallerie e nei musei non si riescono neppure a formulare, ci si incontra a Faenza. Per raccontare cosa è oggi un'opera d'arte, come si arriva a realizzarla, come si può comunicare, cosa la rende un progetto riuscito e anche come si sceglie di produrla. Senza ricorrere alla visione dell'opera stessa. Al Festival dell'arte contemporanea, infatti, si parla di arte senza l'arte, si lasciano da parte le immagini per mandare in scena parole e pensieri.
Così, ad esempio, l'indiana Shilpa Gupta, capace di progetti visivi e sonori di grande impatto emotivo, incontrerà il pubblico in un'intervista con Gianfranco Maraniello (oggi alle 17) raccontando la sua arte nata, tra l'altro, dall'esperienza di essere cresciuta e di vivere in una città estremamente contraddittoria come Mumbai. «La generazione di cui faccio parte ha visto Mumbai, e l'India in generale, vivere una forte spinta verso la liberalizzazione e la globalizzazione da un lato, e contemporaneamente l'ascesa dei partiti conservatori di matrice religiosa dall'altro» ci ha raccontato in anteprima l'artista. «La rivolta delle sette religiose nel 1992, in particolare, ha scosso i pilastri della nostra costituzione secolare e ha rovinato la memoria di una città di immigrazione, orgogliosa di essere cosmopolita. Mentre il decennio appena chiuso sembra stretto tra l'euforia di essere parte di un nuovo gigante economico e le forti distanze sociali tra le persone».
Tra gli altri artisti che si racconteranno segnaliamo anche Tobias Rehberger, Leone d'oro alla 53 Biennale di Venezia (oggi alle 15 con Angela Vettese), mentre domani, alle 15, Alfredo Jaar dialogherà con Gabi Scardi. Moltissimi anche i progetti presentati presso il Padiglione Via...ggiando, disegnato da Mario Nanni: tra i più interessanti la presentazione del nuovissimo Dizionario di Arte Contemporanea in Lingua dei Segni Italiana che ha inventato, dopo un lungo lavoro di ricerca, ottanta nuovi segni specifici riferiti all'arte del tempo presente perché il lessico dell'arte contemporanea possa diventare patrimonio comune anche per le persone sorde.

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