LIBRI: IRVINE WELSH, TUTTA COLPA DELL'ACIDO, GUANDA, PP. 295, EURO 17
Il racconto breve è la forma narrativa più vicina alla poesia: conciso, essenziale, rapido, si regge sulla capacità evocativa delle parole e sulla precisione linguistica. Non prevede tempi morti o spazi vuoti; non consente digressioni e teme l'eccesso di descrizioni: suggerisce, piuttosto che spiegare. Propone visioni, cerca epifanie, provoca emozioni. Come in poesia, basta una parola sbagliata a dissolvere l'incanto, distruggendo la complicità tra lettore e autore. Una raccolta di racconti, dunque, può funzionare come metro di misura per stimare il valore effettivo di uno scrittore, al di là delle mode, della pubblicità e del riscontro sul mercato. Autore popolare, ma alquanto controverso, Irvine Welsh con la raccolta Tutta colpa dell'acido supera la prova-racconto in maniera egregia, dando una voce originale a quella «popolazione sommersa» che, secondo Frank O'Connor, è al centro della short story e dimostrando in tal modo che il racconto non deve necessariamente occuparsi di sensazioni rarefatte, attimi di rivelazione, «cose palpabili e misteriose» a un tempo, come dice Alice Munro. Nelle storie di Welsh, che trattano, ancora una volta, di vite sprecate nei peggiori pub di Edimburgo o di North London, di droghe e di alcool, di sesso e morte casuali, ma anche di alieni, ultras suonati, congressi di Dj, burrascosi pranzi di Natale in famiglia, ufo e piccoli spacciatori, il passaggio di immagini dall'autore al lettore che caratterizza il racconto avviene per il tramite di un linguaggio vivace, energico e gergale, reso egregiamente in italiano da Massimo Bocchiola. E se è vero che la short story non cerca l'identificazione con i personaggi, ma spinge piuttosto il lettore a lasciarsi trasportare da visioni e immagini, fino a farsi complice dell'autore, queste storie - grazie anche alla componente umoristica e surreale che le attraversa, spesso fino al limite delle situazioni più straordinarie - trascinano chi legge in una realtà convulsa e immobile al tempo stesso, dove la componente evocativa e ipnotica propria del racconto breve è catalizzata dalle droghe di cui fanno massiccio uso i protagonisti e ironizzata dagli elementi grotteschi e irrazionali posti in gioco nelle trame delle storie.
Così in «Un guasto sulla linea», di fronte alla moglie cui sono state tranciate le gambe da un treno in corsa, un uomo studia espedienti non perdere la partita di calcio in televisione; in «Senso di colpa cattolico», un personaggio per espiare le proprie colpe è condannato a sodomizzare i propri migliori amici per l'eternità, mentre in «L'incidente di Roswell» un gruppo di alieni in crisi di astinenza dal tabacco, cui sono stati iniziati da uno sciroccato ultrà da loro rapito, finiscono a un rave party sulle highlands scozzesi; e in «Tutta colpa dell'acido», la storia che dà il titolo all'edizione italiana della raccolta, due ragazzi strafatti di estasi si trovano a trascinare per la città notturna il cadavere di un amico morto di overdose durante un party, fingendo di fronte a polizia e bulli di bande rivali che il suo stato più che comatoso sia dovuto a ubriachezza.
Si ride, di fronte a queste situazioni, si ride molto, anche, se si accetta di farsi complici della scorrettezza politica di Welsh, ma al di là delle risate, affiora la consapevolezza che, lo si ammetta o no, il senso di vuoto, di paranoia, e la depressione che rimangono oltre lo sballo non sono soltanto un come down, un residuo dell'acido.
Degli otto racconti, solo uno, l'ultimo, il più lungo e forse il migliore, «Amo Miami», in cui riappaiono due protagonisti di Colla, è inedito: gli altri, precedentemente pubblicati su riviste e antologie, giustificano il titolo originale del volume, Reheated Cabbage (Cavolo riscaldato) che, certo meno furbo, ma a nostro parere molto più incisivo, di quello scelto per l'edizione italiana, non solo accomuna la riproposizione di lavori già letti a una umile pietanza, per di più riscaldata, ma sembra porsi anche come correlativo oggettivo del vivere quotidiano, immagine dell'esperienza che, com'è proprio del racconto, si sostituisce alla sua descrizione.
La vita a volte ti riserva passione, e altre volte pastiglie di menta, scriveva ancora O'Connor nella sua teoria del racconto: a volte passione, altre volte cavolo riscaldato, potrebbe parafrasare Welsh.