«Oggi non parliamo di crisi del teatro», parole di Massimo Monaci, direttore del Teatro Eliseo, che ha presentato ieri «Eliseo 2.0», la web tv del teatro Eliseo e il suo primo progetto sperimentale visibile sulla rete, «Napoletango Lab», un «work in progress» che seguirà la nascita dello spettacolo «Napoletango», scritto e diretto da Giancarlo Sepe, intervenuto in collegamento su webcam. L'opera, che debutterà il prossimo 18 giugno al teatro San Carlo di Napoli, prosegue il discorso intrapreso da Sepe ormai da anni: quello di fondere insieme l'immagine e la musica attraverso il teatro. Grazie a una collaborazione con Rainet, sarà quindi possibile creare un contatto diretto tra gli artisti e il pubblico, in diretta, sul sito www.napoletango.com o sul canale presente all'interno del portale Rai.tv, ad esempio la scelta del casting o le varie fasi dell' allestimento dello spettacolo. L'idea di creare una web tv teatrale, ha spiegato Monaci, è nata dopo una serie di incontri con il regista Sepe, nei quali è emersa la volontà di unire l'allestimento teatrale ai nuovi mezzi di comunicazione, per rendere più «attivo» lo spettatore alle numerose tappe preparatorie dello spettacolo. «Il teatro - ha così aggiunto Monaci è sempre stato un luogo di incontro, di aggregazione sociale, in maniera analoga il lavoro della rete è quello di unire elementi molto diversi della società per formare una comunità». Presente sul palco insieme al direttore Monaci, il docente di Teoria e metodo dei Mass Media e direttore della scuola di Media Design e Arti mutimediali presso la Naba, Francesco Monico, che ha salutato positivamente l'iniziativa sottolineando come questa potrà, in futuro, riaprire il teatro, che purtroppo negli ultimi anni «si è chiuso su se stesso rivolgendosi tendenzialmente a un pubblico elitario». Alla richiesta se il progetto «Eliseo 2.0» in futuro potrà trasmettere anche gli spettacoli in streaming, ossia visibili in diretta sulla rete internet, Monaci ha risposto, molto chiaramente, con un duro e secco «no». Ha poi aggiunto che «vedere gli spettacoli teatrali in streaming è meno interessante che andare a teatro». Un giudizio forse troppo tranche e che non prende in considerazione le mille possibilità che i nuovi mezzi di comunicazione offrono. Una modalità che potrebbe far fruire il medium teatrale a un potenziale pubblico, solitamente non abituato a frequentare le sale.