LETTERE E COMMENTI

DA UN PONTE PER... TERRITORI DI PACE DA RIPROGETTARE

A SINISTRA/1
ALBERTI FABIO,

Quando mi hanno propostola candidatura mi sono chiesto cosa c'entrasse la mia esperienza di militanza in «Un ponte per...» con la regione Lazio. Se il fatto di conoscere meglio Baghdad di Roma non la rendesse fuori luogo. E poi la pace non è più di moda. E' quasi scomparsa dagli stessi programmi elettorali, eppure dovrebbe esserne al centro in un paese che, non scordiamocelo, è ancora in guerra. La pace, però, non è solo giustizia internazionale, ma è anche affermazione di una idea di società basata sui diritti. Non si può far pace con gli altri popoli se non la si fa con i popoli che sono tra di noi, con l'ambiente, o se, ad esempio, non si riconosce l'esistenza della povertà. Dunque è necessario lavorare anche «da questo lato del ponte».
Nel Lazio pace significa rilancio della cooperazione internazionale, commercio estero equo, riconversione dell'industria bellica, ma anche revoca della collaborazione con Israele. Nel Lazio pace significa anche accoglienza dei lavoratori immigrati, un piano contro la povertà, riprogettare il territorio insieme, e non contro, i cittadini che lo stanno difendendo dalle produzioni nocive, dagli inceneritori, dalle colate di cemento.
Perché la pace e i diritti possano tornare al centro della politica è necessario innanzitutto che al governo della regione non torni la destra, e con essa entri la mafia; ma anche che esista un soggetto credibile, nella politica come nella società, che ne faccia perno della sua politica.
Le poste in gioco di queste elezioni sono quindi due. La prima è l'emergenza democratica. Berlusconi si fa sempre più apertamente eversivo, anche perché è indebolito dalla crisi economica. Purtroppo assistiamo, nel momento della possibilità di avviarne il declino, ad una sorta di disarmo unilaterale dell'elettorato. Delusione, disincanto, amarezza fanno sì che una parte consistente dell'elettorato di sinistra si prepara ad astenersi.
E questa è la seconda posta in gioco: la sinistra stessa, la cui esistenza non dipende solo dai voti, che pure servono perché non scompaia del tutto dal livello istituzionale, ma anche dalla sua capacità di rinascere. La crisi della sinistra è anche nel suo essere diventata autoreferenziale e lacerata in diatribe che ai più sono oscure, dallo scollamento dal corpo vivo della società, dalla assunzione di comportamenti analoghi a quelli della politica tradizionale, spesso anche nel linguaggio.
E' necessaria una rigenerazione che può venire dal rapporto con la sinistra diffusa, quelle migliaia di militanti che, anche fuori dei partiti, continuano ad animare dal basso il panorama politico italiano, a mettere al centro la giustizia e a progettare il futuro, come nel movimento per un'altra economia.
Per questo ho considerato interessante accettare la candidatura in una lista composta per il 50% da indipendenti e che non ha stretto un patto di governo con la candidata presidente. Un segnale importante su cui lavorare. Nel momento di maggiore difficoltà non ci si può tirare indietro. Intanto facendo un piccolo atto antifascista: andare a votare.
Candidato indipendente nella lista della Federazione della Sinistra alle elezioni regionali del Lazio

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