«Occhiali 3D: una montatura orribile», così si è intitolato l'incontro che si è tenuto ieri presso l'Agis, con tema le problematiche degli occhiali per le proiezioni in 3D, alla quale hanno preso parte esponenti delle associazioni degli esercenti cinematografici come Paolo Protti (Anec) e Carlo Bernaschi (Anem). L'introduzione, dal 2009, nei cinema italiani del 3D ha comportato un notevole aumento delle vendite del 30%.
Ma la situazione «florida» è precipitata in seguito a una denuncia di un associazione di consumatori che ha creato un effetto a catena: il ministero della salute infatti ha emanato una circolare con la quale si dispone che il pubblico venga informato che le proiezioni 3D siano sconsigliate ai minori di sei anni (grande fetta degli spettatori) per i possibili «rischi alla vista». E sarebbe una novità, perché in realtà il disagio che si è creato in Italia rappresenta un «primato» mondiale: non esistono alcun tipo di normative restrittive nei confronti dei film in 3D. Ma qual'è il parere scientifico sul rischio «3D»? A rispondere all'interrogativo il professore di Oftalmologia dell'università La sapienza, Corrado Balacco Gabrieli, che ha sottolineato come i rarissimi casi di soggetti che hanno avuto problemi, sono, nella maggior parte dei casi, legati a disturbi di astenopia, ossia disturbi visivi non adeguatamente corretti, che in questi casi possono così essere addirittura scoperti. Sull'argomento si spende anche la dottoressa Elena Pacella, pronto soccorso oculistico dell' Umberto I che ha voluto ricordare come la congiuntivite si possa trasmettere non solo tramite l'utilizzo di occhiali infetti, ma anche attraverso il contatto.