LETTERE E COMMENTI

POSTA Prioritaria

FRANZINA EMILIO,

Risposta a Zaia: un «altro» Veneto
Egregio ministro Zaia, le sono debitore di una minima riflessione sul suo intervento tempestivo (il manifesto 10/3), anche se da me non condiviso, riguardo al Veneto rattristante e intristito del quale avevo scritto (il manifesto 9/3). E subito la rassicuro: ne conosco a sufficienza la storia su cui ho pubblicato, dal 1971 a oggi, una quantità considerevole se non addirittura eccessiva di saggi e di volumi. Del resto non è colpa mia se la media dei miei interlocutori leghisti non è ancora riuscita a leggere, come suol dirsi in questi casi, tanti libri quanti io ne ho scritti. Non starò a farne l'elenco benché siano in larga misura dedicati proprio alle classi popolari di tutta la regione, alle loro lotte e alle loro tradizioni sia in patria che all'estero dove pure ne ho divulgato l'evoluzione e i caratteri persino, alle volte, in musica e in conferenze spettacolo per niente elitarie. Non c'è, per me, contrasto alcuno fra due «identità» (!?) o meglio due «culture», come lei mostra di credere, tanto che mi ritengo veneto non meno di coloro i quali ne idealizzano a sproposito (anzi ne «inventano») una di estranea e ostile alle cosiddette «accademie». Frequento sagre e osterie, parlo e impreco in dialetto, temo anch'io gli Ogm (e ancor più le basi di guerra americane e le centrali atomiche), ma non posso condividere tutte le posizioni di una forza politica che sta al governo con Berlusconi e che predica o alimenta in sede locale, da Gentilini a Tosi, il razzismo sotto elezioni per poi magari sfumarlo o non praticarlo quando s'impadronisce del potere. Insomma, posando quotidianamente le terga, come con leggerezza calviniana lei dice, a Verona dove insegno e a Vicenza dove vivo, senza mai trascurare, s'intende, le campagne e la montagna, il Garda e le coste adriatiche, presumo di poter testimoniare che è esistito e tuttora coraggiosamente sopravvive anche «un altro Veneto» al quale mi onoro di appartenere sebbene sia iscritto sì alla Cgil, come molti leghisti, ma non a Slow Food. E a proposito di formaggi le vorrei infine rammentare come l'unica volta in cui ci siamo incontrati di persona sia stato qualche anno fa, allorché fummo ospiti assieme di una trasmissione televisiva (su Antenna Tre del defunto Panto!), assaporandone con piacere di buoni «A merenda coi Belumat», ma trovandoci, già allora, inevitabilmente in disaccordo.
Emilio Franzina

Forma e sostanza

Finalmente una buona notizia per i migranti che si vedono privati di ogni diritto, e anche della libertà, solo perché non hanno il «pezzo di carta» del permesso di soggiorno o che rischiano l'espulsione se non sono in regola con i mille adempimenti burocratici loro richiesti. «La sostanza prevalga sulla forma» è stato detto a proposito delle liste del Pdl, e un decreto ha sanato le irregolarità per garantire a tutti il diritto di voto. Questo principio sarà certo applicato anche agli stranieri: sulla mancanza formale del permesso di soggiorno o sulle inadempienze burocratiche prevarrà la sostanza della condizione di esseri umani che fuggono da situazioni drammatiche e chiedono di poter lavorare onestamente in Italia. L'irregolarità dei sans papiers sarà sanata per garantire anche a loro il diritto di vivere. Morale della favola: l'essenza del potere antidemocratico è inchiodare i deboli al rispetto di regole spesso assurde e vessatorie, ponendo invece i forti al di sopra di ogni legge. La forma viene subordinata alla sostanza, ma solo per qualcuno.
Roberto Blanco

Italiano (felice) in Danimarca

Vivo in Danimarca dal '92, e ogni giorno spero che nessun danese venga a chiedermi cosa succede in Italia con le liste elettorali. A destra arroganti presuntuosi e superficiali. A sinistra furbetti che non si vergognano di voler vincere a tavolino. Mi consola il fatto che i miei figli vivono qui: la loro vita non sará mai nelle mani di nessuno di loro.
Gersam Turri

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