LOCALI

In memoria di Gaetano, «uno di noi»

LAVORO
AGOSTINELLI MARIO,

Due notizie, una di lunedì, con la morte sul lavoro dell'operaio Gaetano Saraceni di 31 anni alla Riganti di Solbiate Arno e l'altra di martedì con il tentativo di bruciarsi vivo per la disperazione da parte di un altro operaio di 49 anni, da più di un anno disoccupato perché licenziato da una fabbrica di Besozzo, richiamano la nostra attenzione sulla drammatica condizione dei lavoratori in Lombardia. Questi due episodi sono stati preceduti da molte altre morti sul lavoro e suicidi o tentativi di suicidio di operai disoccupati in tutto il paese. Ai lavoratori minacciati di perdere il più elementare diritto di vita e dignità con il lavoro, non resta che la disperazione e salire sui tetti per urlare la loro terribile condizione in questa crisi. Nel caso di Gaetano, appare agghiacciante il fatto che 25 anni fa, un'altra simile morte ha colpito un altro operaio alla Riganti. Ma come si fa a non urlare la nostra indignazione per il fatto che si possa morire a 31 anni, dopo che 25 anni fa c'è stata un'altra morte simile, nella stessa fabbrica, con le stesse modalità? Come si fa a ripetere che in Italia, in Lombardia, a Varese la crisi non colpisce come in altri paesi? Berlusconi, Formigoni, Bossi ripetono ogni giorno che «nessuno sarà lasciato solo». Ma hanno mai provato questi signori a mettersi, per un momento, nei panni di questi lavoratori e della loro più assoluta «solitudine» che li porta a morire per lavorare o a suicidarsi per la condizione umiliante della disoccupazione? Ma come si fa, mentre una moltitudine di donne e uomini soffrono la «miseria», a spendere 300mila euro solo per buttare giù un finto muro di ghiaccio per autocelebrarsi in campagna elettorale o spendere ancora «milioni di euro» per far vedere il proprio faccione sorridente con sotto la scritta «Roberto, uno di noi». Ma come si fa a buttare letteralmente a mare (si fa per dire perché sappiamo molto bene chi se li prende) i miliardi di euro per i ponti di Messina o altri progetti assurdi come il nucleare che non servono a creare lavoro reale mentre si chiudono le fabbriche? No Formigoni, tu non sei uno di noi, tu sei solo e semplicemente uno di voi, perché uno di noi è Gaetano Saraceni morto a Solbiate Arno, uno di noi è l'operaio di Besozzo che pensava di spezzare la sua solitudine con il suicidio, uno di noi sono tutti gli altri lavoratori morti sul lavoro o vittime della disperazione per la disoccupazione. Caro Bossi, quanti uno di noi (quello vicino a casa tua, a Besozzo) si potevano aiutare con i 300 mila euro di Cassano Magnago per la posa della prima pietra della pedemontana? Quanti uno di noi morti sul lavoro si potrebbero salvare se la sicurezza sul lavoro fosse riconosciuta da tutte le istituzioni e aziende come il più importante diritto nel lavoro? Mentre molti «uno di voi» si stanno arricchendo con la nuova Lombardia da bere, c'è un'altra Lombardia e un'altra Italia che stanno morendo, uccise dal potere arrogante del leghismo o finto popolo della libertà che sta solo e sempre con i «soliti forti». * consigliere regione di SeL

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