CAPITALE & LAVORO

Mediaset non convince i dipendenti in sciopero

L'AZIENDA
SCIOTTO ANTONIO,

Lo sciopero Mediaset, ieri e domenica, ha avuto ottime adesioni - i sindacati parlano del 98% - ma soprattutto ha aperto qualche breccia nell'azienda finora «perfetta e blindatissima» che fa capo al presidente del consiglio. La solidarietà verso i lavoratori è dilagata tra giornalisti e artisti, con qualche disagio sui programmi, anche se il grande pubblico - quello meno informato - non ha potuto notare enormi stravolgimenti. La trasmissione sportiva Controcampo ha dovuto trasmettere da Torino perché a Milano il personale era tutto in sciopero, Rita Dalla Chiesa ha mandato una replica di Forum. In replica, almeno a quanto ci dicevano nel pomeriggio le lavoratrici di Cologno, dovrebbe essere andato anche Mai dire Grande Fratello di ieri. Ma in subbuglio sono stati soprattutto i tg: il cdr e i giornalisti del Tg5, quelli di Tg4 e Studio Aperto. Così, grazie al loro sostegno, nei due giorni di stop è stato possibile leggere in diretta il comunicato dei sindacati, seppure solo nelle edizioni pomeridiane. I cdr hanno spiegato al pubblico di condividere le ragioni dello sciopero: temono che dopo la cessione dei 56 del Trucco, «l'affidamento di lavoro in appalto potrebbe coinvolgere altri settori, sedi o attività del gruppo».
L'azienda ha rifiutato la lettura nelle edizioni serali, e così i redattori in conduzione hanno deciso per polemica di truccarsi e pettinarsi da soli. Domenica hanno rifiutato le truccatrici esterne; ieri pare che le dipendenti dei service chiamate a sostituire le scioperanti non siano entrate per solidarietà, e i giornalisti si sono truccati tra loro. Nota di colore, i tecnici hanno visto la conduttrice Cesara Buonamici truccare il conduttore delle 20, Alberto Bilà. Ma, ancora più importante, i giornalisti hanno ritirato le firme sia nell'edizione serale di domenica, che in quella pomeridiana di ieri. Infine la tensione è scemata quando si è saputo che Mediaset ha deciso di incontrare i sindacati giovedì a Milano.
Mediaset ha chiesto la lettura di un proprio comunicato di replica a quello dei sindacati, in cui ha spiegato al pubblico del tg che «rassicura tutti i dipendenti: il nuovo assetto delle attività di sartoria, trucco e acconciatura non comporterà alcun effetto sull'occupazione, nè tantomeno sulle condizioni retributive e contrattuali delle persone coinvolte». Inoltre, aggiunge l'azienda, «tutti potranno sviluppare nuove opportunità professionali», indicando insomma che la Pragma srl, società a cui viene ceduto il trucco, avrebbe commesse e contatti anche con altre tv.
Ma le truccatrici, reparto da cui è partito lo sciopero di tutti i 3800 dipendenti del gruppo, non credono a queste rassicurazioni: «Sono così spudorate che neanche il nostro make up potrebbe rendere presentabili - spiegano le stesse lavoratrici di Cologno Monzese che la settimana scorsa hanno scritto una lettera aperta a Silvio Berlusconi - Sulla solidità e il profilo del nostro nuovo datore di lavoro regna il silenzio più assoluto. La nostra posizione non cambia: siamo e vogliamo restare parte di Mediaset».
L'azienda ieri ha diffuso anche un comunicato ai giornali, in cui afferma che «non verrà licenziato nessuno» e assicura che all'incontro di giovedì verranno «chiariti e risolti» tutti i dubbi dei lavoratori. Le truccatrici sanno che potranno conservare il contratto nazionale, o almeno questo è l'unico elemento fornito dalla dirigenza nel fax che annunciava la cessione, ma non hanno idea su quanto eventualmente potrebbe durare il loro lavoro alla Pragma: è vero che è a tempo indeterminato, ma Mediaset per quanti anni fornirà la commessa? Ancora, sanno già che dovranno rinunciare all'integrativo. Che non sono certo pochi soldi: quattordicesima, pranzi in mensa pari a 8-10 euro l'uno, Unisalute e Mediafond (sanità e pensione integrativa), il premio di risultato - 4 mila euro lordi annui per un quinto livello - senza contare le migliori condizioni per straordinari e maggiorazioni. Una perdita netta.
«Se giovedì non avremo le risposte che speriamo - dice Roberto Crescentini, delegato Cisl - siamo pronti a nuove iniziative, e a manifestare a Montecitorio. Inoltre stiamo preparando per venerdì una grande assemblea generale di tutto il gruppo, presso gli studi della Elios». Il sindacato ha poi dato mandato ai propri legali di denunciare Mediaset per violazione del diritto di sciopero, dopo l'uso dei quadri chiamati a sostituire i tecnici.
Emilio Miceli, segretario Slc Cgil, si appella ai giornalisti: «Abbiamo apprezzato molto il ritiro delle firme proposto dal Tg5 e il sostegno dato, ma proprio questo è il momento di cominciare ad agire sempre più insieme. Mediaset si sta riorganizzando, perché per la prima volta vede davanti a sè un vero concorrente, cioè Sky: e quindi i giornalisti e gli altri lavoratori, se vogliono sperare di essere efficaci, devono unire i tavoli che al momento sono aperti con l'azienda».

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