Cassa integrazione per tutti. Alcoa, il terzo produttore al mondo di allumino, ha aperto ieri mattina le procedure di Cig per i suoi dipendenti in Sardegna e Veneto. Secondo lavoratori e sindacati, si tratta del preludio alla chiusura totale degli impianti. E si preparano a scendere di nuovo in piazza.
La trattativa tra azienda, ministero per lo sviluppo economico e sindacati si è bloccata giovedì scorso. Due erano i problemi da risolvere: il prezzo dell'energia elettrica, considerato da Alcoa troppo alto; e le sanzioni per le tariffe agevolate sull'elettricità (considerate un aiuto di stato), inflitte dall'Unione europea all'azienda. Dopo 10 ore di confronto, la soluzione proposta dal ministero non ha soddisfatto Alcoa che ha annunciato il bloco della produzione in Italia e la cassa integrazione per gli operai.
«Non è stato possibile trovare una soluzione. Ai prezzi attuali dell'energia, gli stabilimenti italiani di Alcoa perdono tra i 5 e gli 8 milioni di euro al mese», ha sostenuto l'azienda subito dopo il tavolo. Invece, secondo Giorgio Cremaschi, segretario nazionale della Fiom Cgil, «Il governo ha offerto gli strumenti per accontentare l'azienda. Ora deve alzare la voce».
Il ministro Scajola ha proposto ad Alcoa un abbassamento del prezzo dell'energia per sei mesi: da 70 euro all'ora per megawatt, a circa 30 euro (tra 28 e 32). E si è impegnato per evitare nuove sanzioni da parte di Bruxelles. Non abbastanza per Alcoa, che chiede l'abbattimento dei costi energetici per 3 anni e ritiene che la riduzione del prezzo dell'elettricità, proposta da Scajola, potrebbe essere considerata dalla Ue un aiuti di stato e, quindi, essere la causa di altre sanzioni. Per questo, la multinazionale ha deciso di prendersi 10 giorni di tempo per valutare la proposta del governo. Intanto, però, le procedure di Cig sono iniziate.
Negli stabilimenti italiani di Alcoa, a Portovesme (in provincia di Cagliari) e a Fusina (in provincia di Venezia), lavorano 1.300 persone. Se si conta anche l'indotto, le persone coinvolte salgono a quasi 2 mila.
Contro l'avvio della Cig, i lavoratori di Fusina oggi faranno uno sciopero e una manifestazione. Anche gli operai sardi si stanno organizzando per scendere in piazza, forse venerdì. «Respingiamo la cassa perché per l'azienda è l'anticamera della chiusura degli impianti - ha detto Cremaschi - Questa è una multinazionale, tocca al governo imporsi per evitare la chiusura, come in Francia o Germania. Gli strumenti ci sono per fare capire ad Alcoa che se se ne va, ci perde di più che a restare».
La paura è che il marchio dell'alluminio voglia andarsene dall'Europa. Ieri sera, Alcoa ha mandato una lettera a ministero e sindacati per dire che l'azienda «è esposta a un rischio finanziario che non ha precedenti»; che «il prezzo dell'elettricità è ancora superiore ai 30 euro» e che è «costretta al ricorso agli ammortizzatori sociali». Sarà, ma la settimana scorsa, Alcoa ha detto di volere tagliare 13.500 posti di lavoro: il 13% della sua forza lavoro.