Una giornata senza migranti. Uno scherzo? Un sogno per qualche nostalgico del Ventennio? Assolutamente no. È la protesta lanciata su Facebook per far capire all'opinione pubblica italiana quanto sia determinante il loro apporto alla tenuta e al funzionamento della nostra società. Un'idea nata dal movimento «La journée sans immigrés: 24h sans nous» che per il primo marzo ha organizzato in Francia uno sciopero generale e l'astensione dai consumi per contestare la nuova legge repressiva del premier Sarkozy. «A novembre ho saputo di questa iniziativa e mi sono ripromessa di attuarla anche in Italia», racconta Stefania Ragusa, giornalista, che insieme ad altre tre donne, Daimarely Quintero, Nelly Diop e Cristina Seynabou Sebastiani, ha aperto, tenendosi in stretto rapporto con Nadia Lamarkbi, organizzatrice del primo marzo d'oltralpe, un gruppo sul social-network: i numeri degli iscritti crescono di giorno in giorno e al momento sfiorano il tetto degli 11mila. Tra questi esponenti politici, docenti universitari, associazioni. Dalla rete si è passati subito ai comitati territoriali: Napoli, Palermo, Genova, Brescia, Imola, Ancona le città più attive. A Milano risiede, invece, il coordinamento nazionale della protesta. L'iniziativa ha un precedente negli Usa, dove il primo maggio del 2006 centinaia di migliaia di persone di origine ispanica boicottarono tutte le loro attività: lavoro, scuola e consumi. In 600.000 scesero allora in piazza a Los Angeles e in 300.000 a Chicago, con manifestazioni dalla California a New York al grido di «Se ci fermiamo noi, si fermano gli Stati Uniti». In Italia la partità è più dura. Non tutti hanno accesso a internet e sanno di questa protesta, e c'è chi non potrà astenersi dal lavoro perché non l'ha o è in nero o ricattabile. La Cgil teme l'effetto boomerang: «Se lo sciopero fallisse sarebbe un grosso problema». Considerando, inoltre, «l'auto-segregazione nelle forme di lotta un errore». Allora probabile che, alla fine, si realizzerà solo lo sciopero dei consumi. Non solo. Su Facebook c'è un nuovo gruppo, «Blacks out», che sta promuovendo una simile iniziativa per il 20 dello stesso mese. «Stiamo provando a farle convergere in una mobilitazione unitaria», dice Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell'Arci, che ha già aderito ad entrambe le giornate così come Caritas, Acli, Sos razzismo e sindacati confederali. Obiettivo, costruire una protesta che dia un seguito alla manifestazione del 17 ottobre scorso contro il pacchetto sicurezza e che, per dirla con Ragusa, «rompa la saldatura tra razzismo popolare e istituzionale».