MEDIA&SPORT

Che scommesse

CINA
PIERANNI SIMONE,PECHINO

Girava una battuta tempo fa in Cina, riassunta in una vignetta raccolta anche da alcuni giornali occidentali. Diceva qualcosa tipo: «quello che manca ai calciatori cinesi per giocare al di fuori dell'Asia sono due cose: il piede destro e il piede sinistro». Di sicuro il calcio cinese ha dei problemi tecnici e tattici, ma l'ambiente non aiuta la crescita del movimento: un esempio è il recente scandalo scommesse che ha sconquassato i sogni di gloria dei calciatori cinesi.É la scoperta della banda dei quattro in versione calcistica: Wang Xin, Wang Po, Ding Zhe e Yang Xu sono i grandi burattinai dei match truccati, arbitri comprati e le ottime scommesse su siti esteri che si sono abbattuti sul calcio cinese. In totale sarebbero 16 le persone arrestate, mentre gli ultimi ad essere stati toccati dalla vicenda sono addirittura sei calciatori della nazionale cinese. Ascoltati dalla polizia e rilasciati subito dopo solo un paio di giorni fa. Roba grossa tanto che perfino il Presidente Hu Jintao e quello che viene indicato come il futuro erede imperiale, Xi Jinping, sono intervenuti chiedendo due cose molto semplici: eliminare le mele marce e portare la nazionale ai mondiali del 2014 in Brasile. Non sono più ammessi fallimenti.
Del resto già ai suoi tempi era stato Deng Xiaping, grande appassionato di calcio, a esclamare: «il calcio, è questo lo sport che dovrebbe essere più popolare in Cina». Anche l'opinione pubblica è decisamente scossa: insomma, passi che una nazione di oltre un miliardo di persone non riesca a confezionare undici giovani in pantaloncini in grado - quanto meno - di vedersela con Laos e Libano. O arrivare ai prossimi mondiali in Sudafrica invece di assistere all'umiliazione della partecipazione dei fratelli sfigati della Corea del Nord, ma questa, ennesima, figuraccia internazionale, che ha tirato dentro anche calciatori della nazionale, è qualcosa di inaccettabile per tutti. Anche perché il calcio in Cina è molto amato e per quanto il campionato locale risulti scadente, il pubblico negli stadi è sempre tanto.
Il nuovo scandalo è classico, tipico e si riferisce alle ultime tre stagioni dei campionati cinesi, coinvolgendo sia quella che può essere considerata la serie A nazionale, sia le serie inferiori. E la mente di tutto organizzava le cose da Singapore. Il gioco era semplice: la squadra A pagava la squadra B per perdere. La squadra B si giocava i soldi sulla propria partita su siti di scommesse on line all'estero e guadagnava un discreto gruzzolo. Un sistema che prevedeva anche arbitri compiacenti, serate allietate da prostitute, contatti con alte sfere. Perché in Cina il calcio è gestito dal governo e di mezzo ci sono burocrati, mica gente che ama, o capisce, di calcio. In mezzo ci sono tutti: calciatori, dirigenti, arbitri. Manca il moviolista compiacente e la trama potrebbe contrapporre la Banda dei Quattro alla Triade di italiana memoria, in una sorta di Champions League mondiale dei furboni.
Il boss dell'intera faccenda è Wang Xin, ex calciatore e poi dirigente di un club di calcio. Da Singapore, dove era ricercato niente meno che dall'Interpol, secondo la polizia cinese, gestiva tutta la baracca. Sarebbe agli arresti da aprile, ma solo qualche settimana fa il South China Morning Post, giornale in inglese pubblicato ad Hong Kong, ne aveva dato la notizia. Insieme a lui il prode Wang Po, Yang Su, vice presidente del Guangzhou Football Association e Ding Zhe ex mister di vari club di seconda divisione cinese. Insieme avrebbero taroccato molti match del campionato 2006 della serie B cinese, provocando promozioni e retrocessioni che potrebbero portare all'annullamento di intere stagioni calcistiche. Secondo alcuni osservatori potrebbe essere la volta buona per rimediare alla mancata forza della nazionale maggiore. E' opinione comune, nonché un progetto allo studio dei burocrati del calcio cinese, che il campionato di prima divisione dalle attuali 16 squadre debba passare a 12, per facilitare la preparazione della squadra maggiore, in funzione dei prossimi mondiali in Brasile. Secondo molti altri però il problema sarebbe alla radice: una mancanza di cultura calcistica, l'assenza completa di vivai e settori giovanili professionistici, le serie agonistiche gestite da politici anziché da dirigenti calcistici. C'è chi naturalmente ha un'altra visione delle cose. Il Giornale del Popolo ad esempio, ritiene che una soluziona vada trovata nell'ambito giuridico che regola la corruzione e le scommesse illegali nel calcio, piuttosto che credere in una riforma vera e propria. Lei Yubo, avvocato di Liaoning, interpellato dal quotidiano del partito comunista, chiarisce la questione: «ad oggi chi scommette illegalmente nel calcio può essere condannato fino a 10 anni di prigione. Considerando quanti soldi mette da parte in modo illegale, si può dire che la pena sia eccessivamente leggera».

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it