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Il diavolo parte civile contro gli ultras estortori. O no?

MILAN
MILOSA DAVIDE

Vittima di estorsione da parte di un gruppo di propri tifosi. La storia recente del Milan è ormai tanto nota quanto inquietante, puntellata com'è da minacce, regolamenti di conti, tentati omicidi. Una vicenda nerissima che la prossima settimana finalmente approderà in un'aula di tribunale. Ci sarà l'accusa, ci saranno i sette imputati (accusati di associazione a delinquere finalizzata all'estorsione), tra cui Giancarlo Lombardi, capo del gruppo Guerrieri Ultras e Giancarlo Capelli, alias il Barone, non dovrebbe invece esserci la società Milan. Le ultime voci che arrivano direttamente dalla curva rossonera raccontano della volontà del club di non costituirsi parte civile. Circostanza invece smentita direttamente da via Turati. «Il Milan si costituisce parte civile», ci ha detto Giuseppe Sapienza dell'ufficio stampa. Certo, se la scelta definitiva dovesse essere quella di defilarsi, la cosa risulterebbe grave soprattutto per il messaggio che verrebbe lanciato. Va infatti ricordato che proprio a causa di quel gruppo ultras l'ad rossonero Adriano Galliani è sotto scorta (di Stato) da oltre due anni. La stessa che altri due dirigenti rossoneri hanno quando entrano a San Siro. Attorno al Milan da tempo gravita un comitato d'affari che lucra sul ricatto. Volti noti di una Milano che naviga malamente tra estremismo di destra, malavita organizzata e connivenze politiche. Si pensi alla turbolenta vendita di Kakà, coincisa con le elezioni provinciali. Allora gli ultras scesero in piazza al grido «Voto Podestà solo se resta Kakà». Alla fine Podestà vinse di poco, forse anche grazie a quel comitato d'affari che affonda le sue radici politiche nel variegato ventaglio della destra Milanese. Ma il Milan dovrebbe costituirsi parte civile anche per isolare quei personaggi come Mario Diana e Michele Caruso, bracci armati di Lombardi, indagati per l'aggressione a uno dei capi storici dell'Inter, il giorno dopo il derby del febbraio scorso. Il blitz, in puro stile mafioso, avvenne in un negozio di via Millelire. Il titolare si ritrovò un braccio quasi mozzato. Pochi giorni dopo, in casa di Diana la Digos trovò abiti insaguinati. (da.mil.)

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