TERRITORI

Marche LA CRISI VEDE VERDE

altra italia - GREEN ECONOMY, RICETTE ANTI-RECESSIONE
SINIGAGLIA SERGIO,ANCONA

La crisi nelle Marche ha mietuto vittime in quasi tutti i principali settori industriali. Tra queste la Raffineria Api di Falconara, dove sono in discussione 140 posti di lavoro in uno stabilimento al centro di aspre polemiche, in tutti questi anni, per il devastante impatto ambientale e la pericolosità di un insediamento che convive con una città di migliaia di abitanti, un aeroporto internazionale e la linea ferroviaria adriatica. Una crisi, dunque, che non accenna ad attenuarsi e dovrebbe costringere la classe dirigente marchigiana ad interrogarsi sulla fine del modello economico tradizionale e trovare alternative. Qualche tempo fa il presidente della giunta regionale Gianmario Spacca, parlando ad una platea di agricoltori, ha sottolineato come non sia più possibile incentrare lo sviluppo sul manifatturiero, evidenziando la necessità di puntare anche su altre attività produttive come agricoltura, turismo e cultura. Parole di buon senso, alle quali, però, dovrebbero seguire fatti concreti. Ma al di là dei settori economici da incentivare, il filo conduttore che potrebbe unificare le scelte per i prossimi anni dovrebbe essere l'ambiente. Più precisamente quella riconversione ecologica della società fuori dalla quale il futuro di tutti noi appare a tinte fosche.
E la cosiddetta "economia verde" manda segnali incoraggianti anche da queste parti. Un lavoro del Gse (Gestore servizi elettrici) sui risultati della campagna d'incentivazione della tecnologia fotovoltaica, il cosiddetto "conto energia", vede le Marche in una posizione non disprezzabile, nono posto per quanto riguarda il numero di impianti e l'ottavo per la potenza. Il periodo preso in esame va dal 2005 al 2008. Gli impianti fotovoltaci presenti un anno fa erano 1362, un numero lontano da quello della Lombardia 5138, ma assai superiore alla Liguria (440) e a numerose altre regioni, per una potenza di 23844 kw.
Ma torniamo alla nostra indagine sul campo. Vi proponiamo tre casi, diversi tra loro, di soggetti economici che da pochi anni hanno deciso di puntare sulla green economy con passione e decisione.

Il microeolico a Villa Fastigi
La prima tappa ci porta a Pesaro. Villa Fastigi è un piccola frazione dove sorge una delle zone industriali del territorio. In una strada dal nome mitico, Brigata Gap, dopo una serie di capannoni, c'è la Matc Engineering srl. Alessandro Cascini è uno dei soci che la gestisce. Laureato nel 1993 in ingegneria aeronautica per 15 anni, ha lavorato come fornitore terzista nel settore auto. Consulente nel distretto metalmeccanico, progettava interni per auto per marchi prestigiosi: Fiat, Macerati, Alfa Romeo. «Poi la crisi - racconta - si è fatta sentire. Il lavoro vecchio è praticamente sparito. Qualcuno ci chiede ancora di impegnerici, ma il problema sono i pagamenti visto che solo recentemente abbiamo incassato le fatture di gennaio». E allora ecco la scelta di riconvertire la piccola attività nel microeolico. Più che altro un ritorno ad una passione di gioventù. «Nel 1991 feci un corso Erasmus in Scozia e lì studiai un piccolo generatore eolico. Conobbi una realtà sconosciuta. Infatti i piccoli generatori di cui ora si sente parlare parecchio sono di produzione anglosassone, americana e canadese. Ultimamente cinese». Da questa reminiscenza giovanile un anno e mezzo fa la scelta, drastica e coraggiosa. «Abbiamo subito realizzato un primo prototipo. È stato facile con le competenze che abbiamo». Cascini, con i suoi tre soci e i quattro dipendenti, sta lavorando per rendere stabile la scelta aziendale. Parallelamente al piccolo eolico la Matc sta sviluppando una ricerca sui collettori solari. Insomma le energie alternative sono al centro dei progetti futuri. Ma il tutto sta procedendo stando ben attenti a non fare il passo più lungo della gamba: «Vogliamo evitare di essere risucchiati in un vortice che potrebbe travolgerci. Desideriamo rimanere sempre nell'ambito della progettazione. L'obiettivo è di dare vita ad una filiera che metta insieme varie competenze, dall'ideazione, alla produzione, fino alla vendita. Sarà essenziale relazionarci con soggetti che hanno la stessa visione».
Sono stati già avviati parecchi contatti nella consapevolezza che ci si rivolgerà ad un mercato non regionale visto che nelle Marche la materia prima, cioè il vento, scarseggia. In ogni caso il microeolico è una cosa completamente diversa rispetto ai grandi parchi eolici. «Si tratta di una ricchezza distribuita a fronte di una ricchezza concentrata. La nostra è un'alternativa, ma non di pari peso perché non c'è ancora la cultura. La diffusione di questi piccoli impianti, però, nei prossimi anni maturerà inevitabilmente».

Auto a litio ad Ancona
Lasciamo Pesaro e il microeolico per trasferirci ad Ancona sud, nella zona industriale della Baraccola. Fino ad una trentina di anni fa qui era tutta campagna. Poi, un po' come racconta Celentano nella celebre canzone, al posto dell'erba sono nati edifici, non palazzi ma capannoni industriali. Qui, in un edificio a pian terreno che presto verrà lasciato per una nuova sede, c'è la Energy Resource. Nata nel 2006, è una società di progettazione per le rinnovabili. In particolare geotermia e fotovoltaico. Per rendere l'idea della crescita del mercato basterà citare il fatturato. Il primo anno era di trecentomila euro, per il 2009 la previsione è di raggiungere i quaranta milioni. Alessandro Giuricin si occupa del marketing strategico. Prima di iniziare a illustrarci l'attività di Energy ci porta a far vedere "Tesla Roadster" un auto sportiva elettrica realizzata dalla Tesla Motors. L'auto utilizza batterie agli ioni di litio che consentono un'autonomia di 400 chilometri e si ricarica in 3 ore e mezzo. L'azienda ha stabilito un accordo di co-marketing con la casa americana, visto che ha deciso di puntare anche sulla mobilità sostenibile.
Ma, per ora, i settori guida sono la geotermia e il fotovoltaico. Sul geotermico, come ci illustra Giuricin, Energy ha realizzato un brevetto, frutto di un progetto di ricerca che ha coinvolto l'Università Politecnica delle Marche, l'Università di Urbino e quella di Camerino. Si tratta di una sonda geotermica dalla particolare conformazione a spirale che consente di avere la stessa superficie di scambio in cinque o venticinque metri di profondità, anziché nei tradizionali centocinquanta, abbattendo così i costi di installazione. Naturalmente così si risparmia in metano o gpl eliminando la caldaia.
Sul fotovoltaico, tralasciando i progetti internazionali, sul piano locale la scelta più importante riguarda il porto di Ancona. Da una vecchia struttura di amianto sorgerà uno dei più grandi impianti in Italia che sarà in grado di produrre 3.200 KW (sufficiente per alimentare il fabbisogno di circa 1600 abitazioni). In questo caso, come in altri, l'aspetto importante è la bonifica dall'amianto. Infatti spesso l'installazione di pannelli fotovoltaci è preceduta da una riqualificazione dell'area in oggetto dove prima si trovava il micidiale inquinante.
Energy dà oggi lavoro a 75 persone, in gran parte ingegneri, architetti e periti. Ma che difficoltà incontra un'attività di questo livello soprattutto da parte delle amministrazioni pubbliche? «È difficile - risponde Alessandro Giuricin - trovare il politico o il tecnico che sia fortemente motivato. Alla fine arriva anche la realizzazione dell'impianto, ma con le modalità, le qualità e il risultato che sono diversi rispetto a quelle che servirebbero per il soggetto pubblico. Noi ci battiamo per una cultura delle rinnovabili, ma c'è scarsa conoscenza. Per quanto riguarda le Marche non c'è stato da parte dei comuni un recepimento delle linee guida del Piano energetico regionale. Si fanno le cose in modo estemporaneo, nonostante la Regione abbia dato un indirizzo generale. Magari si fa un impianto che è uno scempio ambientale. In questo momento stiamo facendo audizioni con 12 amministrazioni pubbliche, gratuitamente, proprio per favorire la sensibilizzazione verso le energie rinnovabili». Ma tra la gente, comunque, si sta diffondendo un'attenzione verso queste tematiche. «Capita spesso che una persona che vuole fare una installazione nella propria casa, rimanga coinvolta dal progetto e così ne parla con amici, parenti e si crea una catena virtuosa...».

Il fotovoltaico di Castelfidardo
E concludiamo questo nostro tour con un'azienda in provincia di Ancona. Il Gruppo Brandoni da più di venti anni produce radiatori d'arredo. Due anni fa ha deciso di investire sulle rinnovabili e nasce la "Brandoni Solare". A Castelfidardo, un tempo famoso per la produzione di fisarmoniche, dal 2007 è nato un nuovo stabilimento di cinquemila metri quadri ad alto grado di automatizzazione, con sistemi e tecnologie innovativi, dove vengono prodotti moduli fotovoltaici. L'azienda è in grado di assemblare per una potenza complessiva di 20 Mw e già predisposta per l'ampliamento fino a 40 Mw. Due anni fa ha iniziato con dieci dipendenti, l'obiettivo è di arrivare nel 2010 ad occuparne una settantina, visto lo sviluppo del settore. Attualmente impiega giovani, laureati o diplomati, e con una altissima percentuale di donne. Gli assunti provengono prevalentemente dalle cittadine circostanti e sono perlopiù diplomati dagli Istituti tecnici di Recanati, Castelfidardo e Osimo o laureati dell'Università Politecnica delle Marche. Una realtà che è arrivata alla realizzazione, del primo modulo fotovoltaico "vetro-vetro". Si tratta di un pannello costituito da vetro sia nella parte anteriore che posteriore del pannello, anziché il tradizionale materiale polimetrico usato tradizionalmente. «Dopo tre mesi di studio siamo arrivati a produrre questo pannello, essendo costituito in vetro, consente alla luce di passare nelle fessure tra una cella di silicio e l'altra» ci spiega Luciano Brandoni, presidente dell'azienda. «Le energie rinnovabili sono il futuro e il nostro gruppo vuole cogliere anche questa sfida e questa opportunità per la quale abbiamo investito 30 milioni di euro».

Esperienze in comune
Queste proposte sono solo tre esperienze, tra le numerose che esistono e si stanno sviluppando nella regione. Il 5 novembre a Falconara un convegno promosso dall'associazione locale Onda Verde, Legambiente, Cantiere Altremarche, Rete dell'economia solidale, Assemblea No Centrali Api, le vedrà riunite insieme ad altre per raccontare la propria esperienza e mettere le basi per un percorso comune. Tra le pieghe della grave crisi qualcosa si muove. Sta a chi governa i territori non fare come le tre famose scimmiette.

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