TERRITORI

Massoneria, conflitti di interesse e processi, il centrosinistra perde pezzi

ANCONA
SINIGAGLIA SERGIO, ANCONA

A che punto è la notte, riflettevano mirabilmente Fruttero e Lucentini in un indimenticabile romanzo di diversi anni fa. Un titolo che potrebbe essere riadattato anche alle vicende politiche del Comune di Ancona. Ma se nel libro il commissario Santamaria aveva di fronte un'indagine alquanto complicata, con intrecci tra affari poco chiari, alta finanza e industriali rampanti, nel capoluogo marchigiano la storia è più semplice e sconcertante, ma anche il centrosinistra è sempre più immerso nella notte fonda. Ricapitoliamo in breve. A giugno si è andati a votare dopo che il sindaco Fabio Sturani e la maggioranza che lo sosteneva (centrosinistra senza Prc), erano caduti a causa di una storia giudiziaria che ha coinvolto il primo cittadino. Riguardava la compravendita di un'area del porto che la magistratura ha ritenuto poco chiara. Crisi politica, primarie del Pd per individuare il candidato e vittoria di Fiorello Gramillano, preside di liceo, volto per bene, un'esperienza come presidente di circoscrizione.
Alle elezioni vince, dopo il ballottaggio con Giacomo Bulgaro del Pdl. Forma la maggioranza di governo con tutte le forze che lo hanno sostenuto: praticamente il centrosinistra al gran completo esclusi vendoliani, Sinistra e Democratica e il gruppo locale "La Città in Comune"che vanno all'opposizione, più o meno. Formata la giunta, passano pochi giorni e arriva il primo "incidente" di percorso. Maurizio Belligoni, assessore ai servizi sociali per Rifondazione, viene raggiunto da una richiesta di rinvio a giudizio per una indagine della procura su un incarico sospetto che lo riguarderebbe quando era direttore dell'Agenzia sanitaria regionale. Per carità si tratta solo di una richiesta, ma dopo quello che è successo nei mesi precedenti con Sturani a molti sembra una scelta per lo meno incauta. E infatti alla fine Belligoni sceglie di dare le dimissioni per lasciare il posto al compagno di partito Alfonso Napolitano. Bene, superato questo ostacolo in molto hanno auspicato che la giunta potesse iniziare a lavorare con serietà e passione. Macchè, passano alcune settimane e altro inciampo. Alla cultura c'è Alessandra Panzini, responsabile della società Marchingegno che ha avuto in appalto diversi incarichi dal Comune. Lei dà le dimissioni dalla società ma la fronda aumenta sempre di più.
In un Paese come il nostro dove ci sono ben altri casi di conflitto di interesse la questione può sembrare risibile, ma il tutto, anche in questo caso, sembra discutibile e di cattivo gusto. Per farla breve fuori due. Ma non è finita. Il grande Troisi diceva "ricomincio da tre" e anche il buon Fiorello Gramillano rischia di ricominciare da tre. È cronaca di questi giorni. Ezio Gabrielli, altro assessore del Pd, in occasione della scomparsa del proprio zio Mario, figura storica della massoneria locale, fa sapere che anche lui è iscritto alla Loggia "Guido Monina", conosciuta e con attività pubblica. Questi è stato un amato sindaco repubblicano degli anni '70 che a metà del decennio portò il Pci al governo della città. Naturalmente si sta scatenando una bufera, con il Pd che si precipita a leggere il proprio statuto per capire se c'è incompatibilità o meno e la destra che ci va a nozze tra lo sconcerto generale. Gabrielli dichiara di aver ricevuto «un gradevole attestato di solidarietà dal gruppo consiliare del Pd e dai colleghi della giunta». Gramillano garantisce che «la giunta è costituita da persone non iscritte a logge massoniche». Il neosegretario dei democratici Pierluigi Fontana non ha remore a dichiarare il proprio sostegno all'assessore massone, ma i mal di pancia nella maggioranza sono parecchi, soprattutto in Pdci e Idv.

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