CULTURA & VISIONI

Doppio anniversario per gli scrittori cinesi alla Buchmesse

IL PAESE OSPITE
BELLO MINCIACCHI CECILIA,

«Non sono le mie storie ad essere grottesche, è la Cina contemporanea a esserlo»: così, qualche mese fa, Yu Hua spiegava il suo dittico, Brothers (Feltrinelli 2008 e 2009), usando un'affermazione che a noi ricorda la famosa risposta di Gadda, quando accusato di barocchismo rovesciò l'imputazione che gli veniva mossa esclamando, no «barocco è il mondo».
La situazione della Cina odierna, infatti, sotto il profilo economico, politico e culturale, tende al grottesco, soprattutto se si guarda là dove più vivo è l'attrito, tra storia e contemporaneità. Ospite d'onore alla Fiera del Libro di Francoforte, la Cina porterà insieme ai suoi libri tutte le contraddizioni di cui in questi anni si è caricata, non ultima quella tra la sua vertiginosa crescita editoriale e gli imbarazzanti veti censori posti all'ultimo momento su autori sgraditi al governo. D'altro canto, le contraddizioni sono fatali, avendo in mezzo secolo la Cina compiuto un cammino paragonabile ai quattrocento anni di storia che hanno portato l'Occidente dal medioevo alla modernità, per citare di nuovo Yu Hua. Ma che queste contraddizioni siano feconde di una letteratura straordinaria, e capaci di mobilitare prospettive e di accenti insoliti è altrettanto incontestabile.
Della Cina letteraria sappiamo poco, noi occidentali, poiché la nostra percezione è ancora molto filtrata, parziale; le traduzioni disponibili sono ancora troppo poche, soprattutto se messe a confronto con l'eccezionale ampiezza della recente fioritura di autori. Eppure tanti di loro hanno conquistato saldamente il mercato editoriale internazionale - di mercato sempre si tratta, molto seduttivo per un paese neocapitalista -, e uno scrittore dissidente, Gao Xingjian, ha ricevuto un assai meritato Nobel nel 2000. Se dappertutto i filtri politici intervengono a vagliare i nuovi libri in arrivo - basti pensare al Saramago rifiutato da Einaudi - in Cina la produzione editoriale soffre di un setaccio a maglie particolarmente strette. E così, per esempio, malgrado lo spettacolare padiglione cinese costruito su quattro elementi, carta, acqua, stampa a caratteri mobili e libro, mancheranno a Francoforte autori come il fuoriuscito Bei Ling e la scrittrice ambientalista e antigovernativa Dai Qing - a cui gli stessi organizzatori della Buchmesse hanno revocato l'invito su richiesta del comitato organizzatore cinese - e il sarcastico e irriverente Yan Lianke, autore di Servire il popolo (Einaudi, 2006).
Forse mancherà qualche ospite di precedenti edizioni della Fiera, come l'esule Yiyun Li, che in un limpido inglese d'adozione descrive la fragilità dei singoli di fronte a un regime invadente. Ma saranno presenti, insieme a Mo Yan, Yu Hua e Su Tong, lo scrittore tibetano Alai e molti autori non tradotti in Italia: Anne Baby, Chen Ran, Tian Er, Liu Zhenyun. In una situazione così ingarbugliata, che la Fiera di Francoforte offra alla Cina un posto d'onore è particolarmente meritorio, proprio perchè questa sarà una occasione speciale per sollevare discussioni, letture e riletture, capaci di integrare un panorama che rimarrà ancora, com'è ovvio, incompleto, ma nel quale soprattutto le esclusioni e le eventuali polemiche potranno aiutare a orientarsi.
Il 2009 è un anno celebrativo di due fatti epocali: la proclamazione della Repubblica Popolare, il 1 ottobre del 1949, e il coraggio dimostrato sulla piazza di Tien An Men, il 4 giugno 1989. Entrambi gli avvenimenti inquadrano l'attualità della Cina sia in senso letterale che in senso allegorico, e al tempo stesso inducono a ripensare la tradizione. Se il romanzo di Ma Jian, dissidente esule che non sarà a Francoforte, Pechino è in coma (Feltrinelli, 2009), ha alternato feroci toni cannibalici e lirismo sublimante nel descrivere la repressione e i sogni infranti di Tien An Men, il romanzo di Mo Yan, Le sei reincarnazioni (Einaudi, 2009) è una prova magistrale di come si possano coniugare in maniera problematica e inestricabile - ossia vischiosa più che causale - il portato ricchissimo della tradizione e la svolta repentina della deriva neocapitalista.
Guardando a due altri autori di successo, pressoché coetanei, troviamo toni vibranti e misurati nel Su Tongin di Mogli e concubine (Feltrinelli 1996) o di Vite di donne (Einaudi 2008), e tutt'altri registri in Yu Hua, che oscilla tra sarcasmo e solidarietà in Cronache di un venditore di sangue (Einaudi 1999), tra crudeltà e affilatezza stilistica in Le cose del mondo sono fumo (Einaudi 2004), e tra grottesco esasperato e pudore poetico in Brothers. A Francoforte, in questa polifonia andranno ora inserite anche le voci degli autori assenti, e ben vengano le polemiche sulla complessità culturale di un paese che ha subìto un progresso violento.

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