LOCALI

L'ultima cascina all'Isola che affoga nel cemento

SPECULAZIONE ·
NATALE GIUSEPPE,

a prima visita lunedì 28 settembre 2009: un duro avvertimento. Mercoledì 7 ottobre scorso: presa di possesso in pompa magna. I rappresentanti di Comune e Provincia di Milano, di Regione Lombardia e del Consorzio Garibaldi-Repubblica (Catella-Hines, Ligresti, ecc.) con avvocati e poliziotti e uomini della vigilanza urbana, sono entrati nella Cascina Romagnina in via De Castillia al numero 30, al quartiere Isola di Milano, per appropriarsi degli edifici e degli spazi verdi dell'Immobiliare Romagnina. Obiettivo: demolirli subito e costruire sull'area una strada e infrastrutture funzionali al megaprogetto Isola-Garibaldi-Repubblica-Varesine. Nonostante sia aperto il contenzioso giuridico, si vuole predeterminare il fatto compiuto. E' l'ennesimo delitto urbanistico di questa pestilenziale città che affoga nel cemento. La preda o la vittima è un complesso di valore storico e ar+chitettonico, culturale e sociale: l'antica Cascina Romagnina (già Colombara) che faceva parte di un sistema di cascine, peculiare sin dall'epoca romana del borgo Isola. E' l'unica testimonianza rimasta, in zona centrale di Milano, della civiltà rurale che, a parole, si dice di volere valorizzare in occasione dell'EXPO 2015!... I nuovi proprietari dettero vita (fine XIX secolo) alle Officine Villa, che si specializzarono nella lavorazione del ferro battuto. I loro manufatti diventarono opere molto richieste e di prestigio, che una buona amministrazione pubblica avrebbe potuto valorizzare. Cascina-officina: testimonianza di due culture, e della trasformazione del quartiere da rurale in industriale con l'insediamento dagli inizi del '900 di fabbriche importanti, quali Pirelli, Breda, Tecnomaso, ed altre. Finora i locali della cascina venivano usati per tre sere settimanali come discoteca (Nuova Idea), che si è cominciato a smantellare e quindi ad approntare la demolizione completa. Stabili, che potevano essere conservati come patrimonio di archeologia industriale e riutilizzati per altre funzioni, sono già stati distrutti: le scuderie Del Nero, la fabbrica di pettini Janecke e del sapone Heiman, la Tecnomaso Brown Boveri ridenominata «Stecca degli Artigiani»... Si vuole completare la tabula rasa dell'Isola per correre dietro al business del mattone. E' una politica urbanistica nefasta che investe l'intera città. La fa respirare male (il clima viene sconvolto e peggiora anche per la sovrabbondante cementificazione). La inquina ancora di più. La distrugge nella sua identità storica e culturale. E' sensato aver distrutto il verde già fruibile (Bosco di Gioia, giardini di Via Gonfalonieri...) e concentrato in uno spazio ristretto (ribattezzato Porta Nuova) un accumulo cementizio di proporzioni gigantesche: più di un milione di metri cubi e sette cantieri aperti contemporaneamente per costruire uffici, abitazioni, impossibili «città della moda» e centri commerciali, ampliamenti stradali ed enormi parcheggi sotterranei, una selva di grattacieli tra cui quello faraonico dannoso dispendioso e inutile di Formigoni per la nuova sede della regione e le torri «verdi verticali» (?!) dell'architetto sedicente innovatore Stefano Boeri... E' sensato concentrare in un solo punto della città un gran numero di sedi e funzioni? E' tollerabile che gli amministratori e i politici non prendano in alcuna considerazione precise e serie proposte, avanzate da comitati ed associazioni di cittadini e di artigiani ed artisti, da urbanisti e studiosi di problemi urbani? E si continua a violare norme e regolamenti, come dimostrano tanti ricorsi giuridici presentati da centinaia di cittadini, uno dei quali ha colpito, sempre al quartiere Isola, un cantiere di Ligresti bloccato dal tribunale. L'atto è «un colpo di mano, una violazione dell'art.97 della Costituzione, ovvero del principio di buon funzionamento della pubblica amministrazione» stigmatizza l'avvocato Salvi della Romagnina. Infatti il Tar Lombardia discuterà il merito del ricorso avverso l'esproprio il prossimo 18 novembre. Non c'è più un filo d'erba all'Isola, sommersa dalla polvere dei cantieri. E si sono ridotti drasticamente i luoghi dell'incontro e della socializzazione. I suoi abitanti insistono nel richiedere che non solo non la si demolisca ma che la cascina Romagnina e la sua area vengano valorizzate e destinate a uso pubblico. Richiedono la restituzione dei giardini di via Confalonieri/De Castillia. E ripropongono il loro «Parco possibile», una sensata rivisitazione del piano urbanistico.

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