POLITICA & SOCIETÀ

Manuli, le tute blu arrivano fino alle cabine del lido

ASCOLI PICENO
TORBIDONI GIULIA,ASCOLI PICENO

Ferie? C'è chi le trascorre a presidiare la fabbrica, per fare in modo che i cancelli riaprano davvero quando il periodo vacanziero sarà finito. Sono i 375 operai della Manuli di Ascoli Piceno (produttrice di tubi), che, da quando l'azienda ha aperto la procedura di mobilità lo scorso 2 agosto, non si concedono neanche un giorno di riposo e presidiano le porte dello stabilimento giorno e notte. Siamo andati davanti ai cancelli e abbiamo incontrato un gruppo di lavoratori. «Siamo qui dall'inizio della vertenza -racconta Emilio Girolami, uno di loro - Giorno e notte: ci alterniamo mattino, pomeriggio, sera e la notte c'è sempre chi rimane a presidiare. Abbiamo avuto la solidarietà di cittadini, automobilisti, persone sconosciute, anziani e ex dipendenti che ci portano cibo e bevande, anche la Coop ci porta da bere».
«Dopo lo sconcerto - sottolinea Ubaldo Falciani, segretario Filcem Cgil - c'è la rabbia. Aprire la procedura nel periodo feriale è un metodo maledetto. In questo periodo non si possono mettere in atto azioni immediate e concrete per contrastare la volontà dell'azienda».
Anche le motivazioni avanzate dalla Manuli sembrano insufficienti. «Non si può dire di dismettere lo stabilimento di Ascoli perché il mercato non c'è più - spiega Falciani - La crisi c'è, ma prima o poi finirà. La concorrenza sta soffrendo la crisi molto più di Manuli, quindi se si tiene botta ora, l'impresa può diventare leader mondiale dopo». Questo hanno sostenuto i sindacati nel primo incontro con l'azienda, avvenuto il 10 agosto a Ostia, dove i rappresentanti della Manuli hanno confermato la volontà di andare avanti nella procedura e di chiudere lo stabilimento di Ascoli.
Ricordiamo che la multinazionale Manuli Rupper Industries è presente ad Ascoli dall'inizio degli anni '70 e produce tubi in gomma sia per l'idraulica, il settore coinvolto dalla procedura di mobilità, sia per oleodotti (Oil & Marine). In totale ad Ascoli si contano 430 dipendenti e, fino a due anni fa, c'erano anche 250 interinali.
Le istituzioni sono state coinvolte fin da subito nella vicenda: si sono tenute riunioni specifiche tra l'amministrazione comunale e provinciale e un consiglio, comunale e provinciale congiunto, aperto. Inoltre il Presidente della regione Marche, Gian Mario Spacca, ha inviato una lettera ai ministri dello Sviluppo economico Scajola, del Welfare Sacconi e al presidente del consiglio Berlusconi, per chiedere «un'azione immediata perché la vicenda assuma una priorità a carattere nazionale».
Il 17 agosto, intanto, sono rientrati i lavoratori del reparto Oil&Marine che hanno solidarizzato con i 375 operai in mobilità facendo un'ora di sciopero. Per domani, invece, è prevista la ripresa dell'attività produttiva del settore idraulico che l'azienda vuole dismettere e gli operai hanno già programmato un'ora di sciopero.
La protesta va avanti e potrà inasprirsi, dicono i lavoratori, in base all'esito del prossimo incontro tra sindacati e azienda, il 4 settembre. Intanto, Scajola ha affermato l'intenzione di convocare al ministero tutte le parti coinvolte.
I lavoratori della Manuli continuano quindi a stare davanti alla loro fabbrica invece che in spiaggia. Sono andati al mare solo una volta: per applaudire ironicamente al direttore dello stabilimento, l'ingegnere Giorgio Bertotto, che prendeva il sole nella spiaggia di San Benedetto del Tronto. Infastidito e intimorito più del dovuto, il direttore ha chiamato le forze dell'ordine che lo hanno portato in una cabina dello stabilimento balneare. È rimasto chiuso per un'ora mentre i bagnanti si sono uniti agli operai in un applauso collettivo.

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