CAPITALE & LAVORO

Garante il sindaco, i sei della Novico escono dalla fabbrica

ASCOLI PICENO
LEONI ZENO,ANCONA

L'effetto Innse non risparmia le Marche. Regione ricca di piccola e media impresa, da sempre con un basso coefficiente di conflitto sociale, comincia anch'essa a fare i conti con gli effetti della crisi. Così - dopo il presidio alla Manuli per i 375 operai in mobilità e la protesta di 7 operai di un cantiere navale a Pesaro, saliti tre giorni fa su una gru - l'altro ieri è toccato alla Novico di Ascoli Piceno. Sei dipendenti dell'azienda, impegnata nella produzione di siringhe, giovedì mattina si sono barricati all'interno del reparto di sterilizzazione. Gli occupanti hanno iniziato lo sciopero della fame e appaiono determinati a lottare «contro il mancato pagamento degli stipendi e il futuro incerto dell'azienda», attualmente commissariata e affidata nelle mani del dott. Cesare Volpi dopo l'attivazione della procedura concorsuale. Su tutti incombe lo spauracchio dell'imminente cassa integrazione a zero ore che partirà dal 7 settembre. «Noi non ci muoviamo finché non risponderanno alle nostre domande», hanno spiegato gli operai - Michele Zaini, Gabriele Amelini, Piero Grandi, Domenico Agostini e Fabrizio Valori - e l'impiegata Maria Teresa Capriotti, dopo la prima notte passata in un settore ad alto rischio per la presenza delle vasche di cobalto.
Da alcuni mesi i circa 80 operai dipendenti della Novico - che fino a 13 anni fa apparteneva al noto gruppo Hatù, specializzato in profilattici - sono in cassa integrazione a rotazione quindicinale. A far scoppiare la protesta è stato il mancato riavvio della produzione dopo le ferie, oltre al mancato pagamento delle ultime mensilità e della quattordicesima. Rischia dunque di precipitare un pilastro di questo territorio, in cui la gestione familiare e il rapporto più vicino che spesso lega padrone e lavoratore ha storicamente attenuato le rivendicazioni. «La Novico non ha ancora corrisposto gli assegni familiari - spiega uno degli operai - non versa alle banche il quinto di stipendio dei dipendenti che hanno contratto mutui per la casa e neanche la quota trattenuta in busta paga per i sindacati». «La situazione è tragica - spiega Ubaldo Falciani, segretario provinciale della Filcem Cgil - una holding di San Marino ha rilevato la maggioranza delle quote societarie della Novico, dunque non è ben chiara la configurazione della proprietà».
L'esasperazione degli operai che fuori dai cancelli offrono solidarietà ai colleghi è palpabile. «Non si può pensare - sbottano i lavoratori - di mantenere una famiglia con i 400 euro al mese previsti dalla cig, soprattutto ore che ripartirà l'anno scolastico». Dunque prosegue l'assemblea permanente convocata dai dipendenti all'esterno dello stabilimento. Antonio Montagna, rappresentante della Novico, ha fatto sapere che «l'azienda non chiuderà i battenti; semplicemente sono state prolungate le ferie fino al 7 settembre per problemi legati al reperimento delle materie prime». Nella serata di ieri, infine, hanno sospeso la protesta dopo avere ricevuto assicurazioni dal sindaco, Guido Castelli, che il 7 settembre sarà firmato l'accordo per la cassa integrazione.

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