INTERNAZIONALE

Riaperto il dossier torture. Chi salirà sul banco degli imputati?

LA CIA DI BUSH
TONELLO FABRIZIO,

Il Procuratore generale Eric Holder sembra voler dimostrare che il detto ciceroniano Silent enim leges inter arma («In tempo di guerra le leggi tacciono») negli Usa di Obama non ha più corso. Precisamente il contrario di quanto avveniva nell'era di George W. Bush e Dick Cheney. Holder ha infatti nominato un investigatore speciale per stabilire se gli agenti della Cia che torturarono i prigionieri post-11 settembre abbiano commesso dei reati. La nomina di John Durham è avvenuta sulla base di un rapporto del 2004 che, pur pesantemente censurato, rivela molto sui metodi di interrogatorio praticati durante l'amministrazione Bush. E' lo stesso rapporto, infatti, a definire ciò che accadeva nelle prigioni segrete «unauthorized, improvised, inhumane practices», ovvero azioni non autorizzate, improvvisate e inumane. Oltre alla simulazione di annegamento, il famigerato waterboarding, il rapporto permette di sapere che gli agenti minacciarono i detenuti di ucciderne i figli, di rapire e violentare madri e mogli, oltre alle consuete tecniche di privazione del sonno e alla simulazione di uccisioni di altri prigionieri. Senza contare l'asfissia, interrotta solo quando un detenuto perdeva conoscenza, pochi secondi prima che sopravvenisse la morte.
Queste e altre tecniche praticate nelle prigioni della Cia in vari paesi, oltre che a Guantanamo, erano «legalizzate» da memorandum interni del dipartimento della Giustizia, che in pratica autorizzavano ogni forma di abuso. In particolare, i testi scritti da John Yoo, giovane e ambizioso giurista repubblicano, davano una patina di costituzionalità alla decisione di negare ai combattenti catturati lo statuto di prigionieri di guerra e di rifiutare l'applicazione della convenzione di Ginevra. Non solo: Yoo e i suoi collaboratori inventarono di sana pianta una dottrina dei poteri dell'Esecutivo in tempo di guerra che permetteva a Bush di ordinare l'arresto, la tortura e l'assassinio di qualunque individuo (americano o straniero) definito «combattente nemico». Dottrina palesemente infondata sul piano costituzionale (gli Stati Uniti hanno firmato la convenzione Onu per la messa al bando della tortura, oltre ad avere uno specifico emendamento costituzionale, l'ottavo, che mette al bando le pene «crudeli e insolite». La stessa Corte Suprema aveva ribadito nella sentenza Hamzi versus Rumsfeld, del 2004, che i principi costituzionali non potevano essere aggirati semplicemente perché questa era la volontà del presidente.
Si riapre il dossier torture negli Stati Uniti? Vedremo sul banco degli imputati Bush e Cheney, i direttori della Cia, gli agenti che materialmente condussero gli interrogatori? C'è molto da dubitarne. Innanzitutto lo stesso Barack Obama aveva dichiarato nell'aprile scorso di voler «guardare avanti» e non riaprire vecchie polemiche su ciò che aveva fatto l'amministrazione Bush. Una scusa trasparente (ribadita anche l'altroieri dal portavoce della Casa Bianca) per evitare l'accusa di voler indebolire l'agenzia in un momento in cui la guerra in Afghnistan va male e le reti terroristiche collegate ad al-Qaeda sono ancora presenti in vari paesi del mondo.
Obama, già impegnato in una quantità di problemi insolubili, dalle due guerre a Kabul e a Baghdad fino alla crisi economica e alle difficoltà di far approvare dal Congresso la riforma sanitaria, non vuole spendere più capitale politico di quanto ne abbia già impiegato con l'annuncio della chiusura di Guantanamo entro il 2009, chiusura che si sa rivelando assai più difficile del previsto. Tanto che Dick Cheney può permettersi, come ha fatto ieri, di attaccare l'amministrazione per un'iniziativa «che solleva dubbi sulla sua capacità di garantire la sicurezza dell'America» e di contrattaccare spregiudicatamente nello specifico affermando che «gli addetti agli interrogatori meritano la nostra gratitudine, e non diventare bersaglio di inchieste o processi motivati politicamente».
L'inchiesta promossa da Holder potrebbe quindi rivelarsi un atto puramente simbolico, che non darà alcun effetto pratico: da un lato l'indagine del procuratore speciale potrebbe durare mesi o anni, dall'altro la possibilità di ottenere delle condanne dei torturatori sembra minima, se questi potranno dimostrare di aver agito sulla base dei pareri legali del dipartimento della Giustizia. Chi dovrebbe essere trascinato in tribunale sono i superiori degli agenti e i giuristi che avevano scritto i documenti che autorizzavano pratiche contrarie alla tradizione americana, alla convenzione di Ginevra, al semplice senso di umanità. Ma quelli sono ancora troppo protetti dalle reti di complicità e di solidarietà di Washington per rischiare qualcosa.
Sul piano strettamente politico, la mossa di Holder potrebbe essere un contentino lanciato dall'amministrazione Obama alla sinistra del partito democratico, inferocita per la mancanda di leadership dimostrata in questi mesi dal Presidente, che ha abbandonato la riforma sanitaria nelle mani di un Congresso prigioniero dei lobbisti. Per gli attivisti della «blogosfera», qualsiasi cosa abbia a che fare con il cancellare le politiche di Bush e Cheney è come una scarica di adrenalina.

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