CULTURA & VISIONI

Al via martedì la Woodstock sul Danubio e il rock fa a pugni col razzismo

SZIGET FESTIVAL
CORZANI VALERIO,

Il Sziget di Budapest è un festival che è stato più volte definito «la Woodstock sul Danubio» e che per dimensioni, cast, location e atmosfera si è rivelato in effetti uno dei più credibili eredi dell'epocale raduno rock di cui si festeggia quest'anno il quarantennale. Giunta alla sua diciassettesima edizione la kermesse ungherese non poteva lasciarsi sfuggire l'occasione di perpetuare e sottolineare questa affinità elettiva. Così alle soglie di una settimana che celebrerà l'apertura del festival (martedì 11, per proseguire poi fino al 17 agosto) è stato annunciato uno zero-day che ripropone alcuni degli ideali di tolleranza e libertà propagandati a suo tempo anche dalla tre giorni newyorkese. All'altezza dell'isola di Obuda, nel punto in cui i dintorni di Budapest diventano periferia nord della città, verrà come sempre programmato un cast stellare (Prodigy, Bloc Party, The Offspring, Faith No More, Tricky, Lily Allen, Editors, Oi Va Voi, Amadou & Mariam, Turbonegro, Primal Scream tra gli altri). Nei verdi percorsi di questo ameno lembo di terra appoggiato sul Danubio verrà apparecchiato il solito composito menù di arti, stili e mestieri: musica d'ogni genere, ma anche gli spettacoli della Fura dels Baus, proiezioni cinematografiche, arene sportive, workshop, mercatini e mostre... Migliaia di ragazzi ne approfitteranno infine per campeggiare e magari uscire da questa amena isoletta solo dopo una settimana. A tutto questo stupefacente tran tran si aggiungerà lo zeroday dell'11 agosto, ovvero un'intera giornata del festival dedicata alla partnership con «Rock Against Racism». Pensato in origine come la sigla di un unico evento promosso da David Bowie ed Eric Clapton nel 1976, Rar è poi diventato un organismo pressoché stabile, che si è mobilitato in campagne contro la discriminazione razziale, l'intolleranza etnica e la recrudescenza dell'ideologia fascista. Il tutto naturalmente attraverso concerti ai quali hanno partecipato nel corso degli anni decine e decine di star del mondo del rock. Siccome queste problematiche hanno avuto una serie di pericolose folate anche in Ungheria e a Budapest in particolare, laddove una lunga serie di episodi criminali nei confronti della minoranza rom sono culminati nei giorni scorsi con l'uccisione di una donna in un raid, i responsabili di Rock Against Racism e Sziget Festival hanno deciso di consociarsi per un giorno e ribadire in questo modo l'imprinting libertario del festival (che tra l'altro riserva da sempre un grande palco ai rappresentanti della cultura musicale rom) e della sua coloratissima folla di giovani. È dunque una sottolineatura importante quella scelta da Rock Against Racism in Ungheria, anche perché l'episodio d'intolleranza non è affatto isolato: nel 2008 si sono contati una trentina di attacchi con bombe molotov ad abitazioni abitate da rom e quest'anno la catena di episodi è tragicamente continuata.
Il programma di questa giornata-zero così piena di significati prevede una sfilata di gruppi ungheresi sul Main Stage, mentre per quel che riguarda il World Music Stage è stato pensato un evento speciale che metterà insieme musicisti dal forte imprinting multietnico, alcuni dei quali già al fianco del grande Miles in registrazioni e concerti. Il pretesto è un omaggio al Miles Davis delle «On The Corner Sessions» e del periodo seventies in genere. Di scena un gruppo di jazzisti statunitensi (i sassofonisti Bill Evans e Rudresh Mahanthappa, il trombettista Nicholas Payton, il tastierista Robert Irving III, il bassista Darryl Jones, i batteristi Ndugu Chancler e Vince Wilburn) e un'accolita di abilissimi interpreti indiani (Badal Roy, U. Shrinivas, Selva Ganesh, Hidayat Khan, V.K. Raman) alle prese con la propria tornita vetrina di chincaglierie etniche.

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