LETTERE E COMMENTI

DA PARADISI TERRESTRI A ISOLE INFELICI

COMMENTO
DEL SETTE LUCIANO,

Quattro agosto 2009. Panarea, isole Eolie, Italia. Una ragazza di vent'anni va in coma etilico durante uno dei tanti rave parties che si svolgono su barche e gommoni ancorati al largo. Ko Samui, isole Andamane, Thailandia. Un aereo della Bangkok Airways, carico di turisti, si schianta in fase di atterraggio contro una torre di controllo. Muore il pilota, sette i feriti. Sembrerebbe azzardato, per non dire assurdo, trovare un'analogia tra questi due episodi, assai diversi tra loro. L'analogia invece esiste, e trova le sue fondamenta in quella degenerazione del turismo che continua a produrre gravi danni in tante parti del mondo. Degenerazione di culture, tradizioni, rapporti sociali; degenerazione della dignità stessa dell'individuo, asservito in vari modi al business delle multinazionali che costruiscono beach resort e hotel pluristellati, sfruttano o inventano suggestioni a vario titolo esotiche, esportano con cinismo i modelli occidentali o quelli della mai defunta Milano Da Bere. Di questo sono esempi paralleli ed eloquenti le isole di Panarea e Ko Samui. Trent'anni fa o poco più, sulle loro coste si approdava dopo un lungo viaggio via mare. Per arrivare a Panarea partivi da Napoli, la sera, su un battello raro e lento. Arrivavi all'alba del giorno dopo e, per mancanza di un porto, le barche dei pescatori venivano a prendere i pochi turisti che, con goffaggine da cittadini di terraferma, saltavano a bordo. Stesso discorso, amplificato dalle difficoltà di una Thailandia non ancora pronta a costruire aeroporti ovunque ci fosse profumo di denaro, valeva per Ko Samui. Sul barcone che conduceva all'isola si viaggiava ammassati per dodici/quindici ore, gli zaini accanto ai sacchi di riso e alle gabbie con dentro polli e maialini trasportati dalla gente del posto. Una volta a terra, un letto e i pasti, per poche lire o per pochi baht , te li offriva la gente. Trent'anni fa o poco più, se sceglievi di andare alle Eolie o alle Andamane, era perché, davvero, desideravi estraniarti, ritrovare il silenzio, scappare provvisoriamente. Panarea e Ko Samui, oggi, a distanza di un tempo così breve, non esistono più, la loro identità di isola è stata cancellata per sempre. La «perla delle Eolie» è oggi persino peggiore di quella già descritta da Nanni Moretti nel '93, in uno degli episodi di Caro Diario : accenti lombardi e romaneschi, veneti e napoletani; abbronzature color mogano bara, boutiques e bancarelle etno, bar happy hour e ristoranti super tovagliati, alberghi e residenze Tip ( Toomuch Important Person ). Ovviamente c'è un porto, con tanto di imbarcazioni chilometriche all'ancora. Ko Samui doveva essere la versione «nobile» di Pattaya, spiaggiona thai da puttanieri e tintarella tropicale che andava forte negli anni '80. Ma la pretesa di nobiltà non ha sbarrato la porta alla prostituzione e alla droga, e non ha impedito la costruzione dell'aeroporto, dove atterranno voli charter da tutto il mondo; non ha impedito che foreste e spiagge venissero deturpate per far posto ad alberghi e resort da 200 euro al giorno. E allora, guardando a tutto questo, ecco che il legame tra la ragazza in coma etilico e l'aereo che si schianta non appare poi così azzardato. Anche l'isola è divenuta un non luogo. Volete altri esempi? Le Hawaii, la Polinesia, le Pontine, la Sardegna. E Bali, sconvolta nel 2002 da un attentato di Al Qaeda che costò 40 morti e 200 feriti. Bali, non a caso luogo simbolo di quell'Indonesia paradiso dei vacanzieri di tutto il mondo.

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