CONTROPIANO

Cape Cod o Cape Wind?

TerraTerra
CASTELLANO ROSA,

Oggi ci occupiamo di ricchi. Anzi, di super ricchi. Bisogna esserlo per possedere in Massachussets una delle case - da vacanze esclusive - che si affacciano sul Nantucket Sound, il triangolo di Oceano Atlantico compreso tra Cape Cod a Nord, l'isola di Martha's Vineyard a Ovest e quella di Nantucket a Sud. Nel bel mezzo del triangolo si progetta d'installare un impianto eolico, il primo off shore negli Stati uniti. Un'idea che i proprietari delle case, dal senatore Ted Kennedy in giù, non gradiscono. Una contraddizione per dei liberal entusiasti della svolta verde di Obama, purchè la si realizzi lontano dalle loro magioni. «L'energia rinnovabile è una cosa fantastica, ma la location è assolutamente sbagliata», sostiene il Comitato per la protezione del Nantucket Sound. Ci sarebbero rischi per la navigazione, il turismo ne risentirebbe e, sottinteso, il valore degli immobili diminuirebbe.
Oltre che un concentrato di ricchezza, la zona è un concentrato di storia (molti edifici risalgono a prima della guerra civile) e di letteratura (salpa da Nantucket la baleniera Pequod di "Moby Dick"). Il Nantucket Sound vanta inoltre peculiarità bio-ambientali derivanti dal fatto che lì si incrociano la corrente fredda che scende dal Labrador e quella calda che sale dal Golfo.
Del progetto Cape Wind si discute dal 2001. Per realizzarlo manca l'ultimo ok del ministero degli interni. Ottenuto quello, i promotori dovranno trovare il miliardo di dollari necessario per costruire la wind farm. Nonostante la crisi, pensano sia arrivato il momento buono grazie al nuovo indirizzo impresso alla politiche ambientali dall'inquilino della Casa bianca. Attualmente l'energia eolica copre appena 1% dell'elettrica prodotta negli Usa. L'anno scorso negli States sono stati investiti nell'eolico 17 miliardi di dollari. General Electric, la tedesca Siemens e la danese Vestas - tre big delle turbine a vento - hanno registrato un incremento della domanda statunitense.
Cape Wind a regime produrrà 420 megawatt, quanto basta per soddisfare 336 mila utenze (circa il 75% della domanda dell'area di Cape Cod). Su una superficie di 62 chilometri quadrati saranno installate 130 turbine, alte 134 metri sopra il livello del mare. La distanza minima dalla costa sarà di 5 miglia, garantisce la società promotrice, da riva le pale non si vedranno. Ma si vedranno i cavi che collegheranno le turbine con la rete elettrica, obiettano i residenti. Che, a onor del vero, non sono tutti contrari alla wind farm. Più si scende nella scala del reddito, più aumentano quelli che se ne fanno una ragione: una centrale eolica è pur sempre meglio di una a carbone o a olio. La famiglia Obama farà le vacanze a Martha's Vineyard, ma è improbabile che il presidente faccia una dichiarazione a favore di Cape Wind (anche se i promotori ci sperano).
Altre centrali eoliche off shore sono in via di progettazione in Rhode Island, Delawere e New Jersey, tutti stati della Costa atlantica. Su quella occidentale il Pacifico sprofonda a poche miglia dalla riva, rendendo quasi proibitivo sotto il profilo dei costi l'impianto delle pale eoliche.
Ci spostiamo in Gran Bretagna dove intoppi di vario genere stanno mettendo in forse la realizzazione nelle isole Shetland di quella che dovrebbe esser la più grande centrale eolica off shore d'Europa. Alle obiezioni delle agenzie governative si sommano le proteste degli abitanti. Gli scozzezi però, diversamente dai patrizi di Cape Cod, hanno già dato molto alle pale a vento. E' installata in Scozia metà della capacità eolica on shore della Gran Bretagna

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