I precari e i «fannulloni» della pubblica amministrazione si permettono di scioperare? Sì, il prossimo 3 luglio. E San Tommaso apostolo, santo del giorno, li perdonerà se in processione a Roma, al posto delle sue effigi, porteranno quelle della Beata Assunta. Che, pare, abbia dato la sua disponibilità per un'apparizione sotto palazzo Vidoni, sede del ministero della Funzione Pubblica. Tre le ore di sciopero annunciate per tutti comparti del pubblico impiego. I lavoratori della sanità, comparto che vive una seria emergenza, estenderanno, invece, lo sciopero all'intera giornata. È una «risposta forte ai contenuti del decreto Brunetta», dice la Rdb-Cub. Il provvedimento del ministro della Funzione Pubblica poneva il 30 giugno come termine ultimo per la chiusura delle stabilizzazioni dei precari, iniziate con le finanziarie del governo Prodi. Scadenza saltata. I tempi di approvazione del decreto si sono allungati per le elezioni. Inoltre, dice la Rdb-Cub, ci si è resi conto che «espellere i precari mette in sera difficoltà la pubblica amministrazione». Rimane però il limite del 31 dicembre, fissato dal ministro di Prodi, Luigi Nicolais. «In questi anni - sostiene il sindacato di base - centrodestra e centrosinistra si sono posti il problema di quanto 'far durare' i precari. Il problema, però, non è quello di far slittare i termini, ma stabilizzarli. Servono i finanziamenti, per rilanciare il pubblico impiego e migliorare i servizi per i cittadini».
I sindacati di base si dicono «gli unici ad essere legittimati a fare uno sciopero del genere, perché il decreto Brunetta mette in pratica il memorandum firmato da Cgil, Cisl e Uil». I punti del provvedimento da rigettare sono molti, a cominciare dal salario: la parte fissa è diversificata, causa federalismo e gabbie salariali; la parte variabile dipende dal rapporto con il proprio dirigente. C'è inoltre il pericolo che la progressione di carriera sia abolita o sottoposta a concorsi cui si può accedere solo con «valutazioni positive». La stessa contrattazione è «inesistente», perché «accorpare senza logica i comparti, significa impedire la democrazia sindacale e le libertà individuali e collettive». Da rigettare è anche l'incentivazione della meritocrazia. In realtà si tratta «di una valutazione fatta da soggetti esterni, senza contraddittorio e con scarsi riscontri oggettivi». I lavoratori verranno in questo modo suddivisi in tre fasce di valutazione, con diverse percentuale di salario di produttività. Da qui al 3 luglio saranno tante le iniziative e in tutta Italia. Assemblee unitarie in tutti i settori, biciclettate dei vigili del fuoco, presidi sotto le prefetture e volantinaggi.