L'asta delle morti sul lavoro è scesa, nel 2008, a 1.120 casi: è il dato più basso dal 1951, nettamente inferiore ai 1.207 del 2007. Il rapporto annuale dell'Inail, presentato ieri, fotografa la situazione complessiva degli infortuni e mostra che, rispetto all'anno prima, c'è stato un calo significativo (-4,1%) anche degli incidenti non mortali denunciati.
Un dato positivo, ma poco importa se possa essere, come accenna la Cgil, il primo risultato «benefico» del Testo Unico sulla sicurezza: il ministro del lavoro Sacconi ne approfitta per dire che il governo andrà avanti con le modifiche al decreto legislativo del 2008 dell'esecutivo Prodi. Sacconi, infatti, prende atto «delle perplessità manifestate dalle Regioni e dalle parti sociali» circa i cambiamenti dell'articolo 2bis e manifesta «l'intenzione di riconsiderare la norma». Accetta l'invito, rivoltogli anche dal Presidente della Repubblica Napolitano, «a rivisitare la disposizione che disciplina la posizione di garanzia e disponibilità del datore di lavoro» (la cosiddetta «salvamanager», articolo 10bis). Ma, subito dopo, conferma «l'esigenza di escludere» la responsabilità penale oggettiva per il datore di lavoro, aprendo così alla possibilità che per gli infortuni arrivino a pagare le stesse vittime coinvolte. Entro fine luglio, il governo emanerà il decreto e avremo tutti i veri cambiamenti. Per Paola Agnello Modica, segretaria confederale Cgil, la diminuzione degli infortuni dimostra che «occorre non cambiare la strada intrapresa negli anni passati, quella della lotta al lavoro nero, alla precarietà, al dumping attraverso regole leggere sugli appalti, che ha portato al cosiddetto Testo Unico».
Secondo i dati forniti dall'Inail, però, non tutte le regioni sono state coinvolte dal calo di incidenti sul lavoro. Fanno eccezione la Valle d'Aosta (+3,9%) e la Sicilia (+0,2%). Diversa, invece, è la situazione per quanto riguarda i casi mortali che rimangono stabili in due casi (nella provincia di Bolzano e in Campania), mentre in 6 regioni subiscono una crescita. Il calo più sensibile delle morti bianche si è avuto in Molise (-63,6%), mentre l'aumento maggiore in Liguria (+100%). Il Nord produttivo si conferma epicentro dell'infortunistica, basti pensare che nelle regioni di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna si verifica il 43% degli infortuni totali e il 36% dei casi mortali.
I lavoratori trovano la morte in tutti i settori occupazionali, ma mentre si registrano buone diminuzioni nell'industria (-9,3%) e nei servizi (-9,4%), nell'agricoltura si trova una crescita dei casi del 15,2%. In campagna come per strada: su 1.120 infortuni mortali, la metà (611 persone) è causata dalla circolazione.
«Su un totale di 3.820.000 imprese artigiane, industriali e dei servizi assicurate all'Inail - dice il presidente Inail Marco Fabio Sartori nella sua relazione - quelle che nel 2007 hanno subito infortuni sono solo il 7,6%». Le aziende più coivolte sono quelle industriali (il 61,6%) e di media grandezza, quelle cioè con un numero di dipendenti tra i 16 e i 100.
Gli incidenti diminuiscono, ma non per tutti. I lavoratori immigrati vittime di infortuni sono stati il 2% in più rispetto all'anno precedente. Difficile non vedere in questo dato il risultato delle diverse e più precarie condizioni di lavoro in cui sono tenuti i migranti. Anche il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, riscontra la più alta frequenza dei migranti «a cadere nell'economia sommersa».
Altro dato non incoraggiante è l'aumento delle malattie professionali. Nell'ultimo biennio sempre più persone hanno riscontrato problemi di salute riconducibili alle condizioni dell'ambiente lavorativo. Da 26.700, i casi sono saliti a 29.700, di cui 280 sono stati mortali. Sordità, tendiniti, affezioni dei dischi vertebrali o artrosi, le malattie più diffuse.
I dati positivi, perciò, non bastano. «Lo strumento tecnico - ha detto Sartori - è il Piano industriale che Inail sta completando in collaborazione con governo e parti sociali. Le armi più efficaci si chiamano formazione, prevenzione, mappatura del rischio». Intanto, però, va avanti la «controriforma» del Testo Unico sulla sicurezza. E la Cgil ricorda che si dovrà fare «attenzione alla possibile riduzione degli infortuni, sapendo distinguere quanto è dovuto al calo dell'occupazione,a causa della crisi, e quanto all'effettivo miglioramento delle condizioni di lavoro».