LETTERE E COMMENTI

PREPARTITA CON INTERVISTA

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SBARIGIA GIULIA,

«Ad agosto diventerò padre di un bimbo che si chiamerà Dylan», «Per Bob?», «No, per il suo significato: figlio del mare». Oggi finale di Champions league, Barcellona-Manchester, questa rassegna stampa internazionale è dedicata all'evento, al prepartita sfogliato su alcuni giornali e questa frase è tratta da una lunga intervista con cui el País apre la sezione sport. A parlare è Víctor Valdés (L'Hospitalet, 1982) «il portiere meno goleado della Liga, già da 12 anni al Barcellona». Le domande dell'intervistatore Luis Martín, alle costole del Barça dal 1988, non possono prescindere dalla letteratura fiorita intorno ai numero 1. Quindi: «Si sente solo?», «Più che solo, lontano». Gustoso il botta e risposta messo in piedi dall'instancabile Martín nella pagina seguente. Il giornalista fa dialogare Carles e Sergio Busquets «padre e figlio, passato e presente del Barcellona. Carles, portiere, vinse la Coppa a Wembley come supplente di Zubizarreta. Sergio, 17 anni dopo, punta a un posto da titolare a Roma». Il padre: «Devi vincere perché io persi la finale della Coppa delle coppe», il ricordo è del 1991, si giocava a Rotterdam e finì 2-1 per lo United grazie a una doppietta di Hughes a cui rispose Ronald Koeman, non bastò. Ma le frustrazioni dei padri non devono ricadere sui figli, Sergio non ci sta, niente spirito di «revancha». Un pezzo solo, ma dotto, è dedicato agli avversari, titola così: «Lo United di Giggs e il Manchester di Ferguson», racconta la storia, del «welsh wizard», il mago gallese, è quasi un ode «al sacerdote» dei diavoli rossi. «Fu una notte del 1986, Giggs aveva 13 anni. Ferguson era arrivato da pochi mesi al club, e senza tanto credito americano come adesso, il suo radar si estendeva alle scuole calcio dell'Inghilterra. Lì, in un torneo di college di Manchester, scoprì Ryan, che fino ad allora si chiamava Wilson». La scelta del cognome Giggs è un omaggio alla madre gallese. Ferguson, che allora non si chiamava ancora sir, lo mise sotto contratto nel 1990. «Diciotto anni dopo, quel Giggs ha sempre giocato nelle ultime 17 edizioni di Premier e nelle tredici edizioni dalla Champions», oggi che ha perso il posto da titolare «irrompe solo quando la situazione è estrema. Non gli importa. È dello United e tutto è per lo United. Una stirpe in estinzione». El mundo punta sul centrocampista azulgrana Seydou Keita (Bamako, Mali, 1980), con una bella intervista: «Molti degli immigrati subsahariani che arrivano in Spagna attraversando lo stretto provengono dal Mali. Lei è arrivato in Europa con l'aereo», Keita risponde impeccabile: «Se sono arrivato in Europa è stato per il calcio. Se non fosse stato per lo sport, non avrei fatto qualsiasi cosa per cambiare continente, in Africa la gente può essere felice, e io lo ero... se non fossi stato calciatore, sarei rimasto lì». Dall'altra parte dell'oceano il Guardian sceglie Dimitar Berbatov come uomo prepartita, foto a tutta pagina con il bulgaro intento a lanciare un giavellotto. Ferguson potrebbe lasciarlo in panchina, i tifosi lo amano tra alti e bassi e sempre ritorna quella foto con la sigaretta tra le labbra, ma lui spiega che fumare lo rendeva «a more cool guy». Sul sito del giornale di Londra si può invece leggere il ritratto che David Conn ha dedicato domenica scorsa a Rio Ferdinand, in fondo al lungo articolo la segnalazione del sito del capitano:
rioferdinand.com che rimanda al giornale online, #5 Magazine (patinato, divertente), di cui la star in rosso è direttore. In questo numero Cristiano Ronaldo, Maradona, Mickey Rourke.

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