LOCALI

L'elogio della lentezza

ARTE
CARNEVALE ROSA,

Trovare qualcuno che nel nostro secolo fatto di velocità, accelerazioni e ritmi frenetici riesca a erigere la lentezza a propria cifra stilistica è cosa rara. Per questo la mostra dell'inglese Tacita Dean, promossa dalla Fondazione Trussardi negli spazi di Palazzo Dugnani, merita certamente una visita. E non una visita tradizionale, fatta tenendo d'occhio l'orologio per non «sprecare» troppo tempo. Le opere di Tacita Dean necessitano di tempi di fruizione lunghi, di un'attenzione prolungata. I suoi film sono un elogio della lentezza e dell'immobilità. Nell'esposizione milanese tutto si svolge con ritmi ipnotici in sale buie e quasi spettrali. Rallentare può servire a godersi un'eclisse di sole in Cornovaglia o a catturare il celebre «raggio verde», un fenomeno naturale che si verifica quando, in rarissime condizioni atmosferiche, l'ultimo raggio di sole, oltrepassando l'orizzonte, si tinge di verde. Dean riesce a immortalarlo sulle coste del Madagascar. Con la pazienza di un certosino viaggia alla ricerca di paesaggi pastorali e luoghi abbandonati, fenomeni naturali e storie private, donando allo spettatore piccole epifanie e indimenticabili rivelazioni riprodotte in pellicola. Tra i film in mostra colpiscono il ritratto di Mario Merz, ripreso nella campagna toscana un anno prima della sua morte, e i due lavori dedicati a Giorgio Morandi e prodotti in occasione di questa esposizione milanese. Come una cartografa alla ricerca del tempo perduto, Dean si muove con la cinepresa tra i celebri oggetti delle nature morte morandiane e sulle linee tracciate in bianco e nero sui fogli di carta che il pittore utilizzava come studi. Vasi, bottiglie, caraffe rivelano a poco a poco le tracce di una storia privata fatta di attenta metitazione. Proprio come un detective alla ricerca di indizi, Tacita Dean cattura sublimi affreschi individuali e storie dimenticate. Poche scene, inquadrature fisse, la cinepresa ha la funzione di registrare ciò che accade in un tempo scandito dalla lunghezza delle bobine di pellicola e dal tempo reale della vita. Per un pubblico paziente e in vena contemplativa. Palazzo Dugnani (via Manin 2), fino al 21 giugno, ingresso libero.

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