Vacche magre o gente tirchia? I dati dell'Istat confermano che nel periodo gennaio-marzo 2009 le vendite al dettaglio sono scese dello 0,9% rispetto all'ultimo trimestre del 2008. In questo periodo la gente ha scelto di risparmiare tagliando un po' di più sui prodotti alimentari (-0,9%) rispetto ai beni di altro genere (-0,8%). Se però si confrontano i primi tre mesi del 2009 con gli stessi dell'anno scorso, il calo delle vendite è del 3,2%, sia per cibo e bevande che per prodotti non alimentari.
Nel mese di marzo di quest'anno, rispetto allo stesso mese dell'anno scorso, si sono venduti il 5,6% in meno di alimenti e il 5,1% in meno di prodotti d'altro tipo. La diminuzione delle vendite è stata registrata sia dalla grande che dalla piccola distribuzione, ma ubi maior, minor cessat. E infatti sono le imprese di modeste dimensioni a soffrire di più con una flessione del 4,3% di fronte all'1,4% delle grandi catene commerciali. A marzo le imprese che hanno fino a 5 dipendenti hanno perso il 6,0%; quelle che ne hanno da 6 a 49 il 5,6% e il 4,3% quelle che hanno almeno 50 addetti. Anche se la grande distribuzione tiene aperto di più, questo non influisce sui dati finali perchè, rispetto al 2008, entrambi i tipi di imprese hanno avuto lo stesso calo di giornate lavorative (-0,2%).
Secondo il centro di ricerca Cerm il problema è dei prezzi che sono troppo alti e non adeguati. «In periodi di crisi - scrive il Cerm - la concorrenza e la flessibilità verso il basso dei prezzi sono tra i fattori che sostengono il potere d'acquisto delle famiglie. Dai dati non sembra che la distribuzione al dettaglio abbia affrontato la crisi con questa consapevolezza». In questa situazione la grande distribuzione è riuscita a essere più competitiva e quindi «è giusto - continua il Cerm - che i consumatori scelgano il meglio, comparando prodotti e prezzi». Insomma, le vacche sono magre e i prezzi un po' grassi.