LETTERE E COMMENTI

LA VENDETTA DEL SIGNOR B.

GLOBAL NEWS
SBARIGIA GIULIA,

«Public Duty and Private Vendetta», Dovere pubblico e vendetta privata. È ancora il Times a tornare sull'affaire Berlusconi-NoemiLetizia. In Inghilterra la stampa è una cosa seria, e se a da un primo ministro non è possibile ricevere risposte a interrogativi precisi che riguardano la sua condotta, succede un finimondo. Qui da noi, lo sperimentiamo ogni giorno, neanche a parlarne e il giornale di Rupert Murdoch affonda la penna nella piaga. Dunque nell'edizione di ieri, insieme all'errata corrige relativa all'intervista ad Anna Palumbo (la mamma di Noemi) - in cui, per un errore di traduzione, il Signore (nel senso di Dio) è stato scambiato per Berlusconi («Spero che Berlusconi possa fare per mia figlia ciò che non ha potuto fare per me» è dunque diventato «Spero che il Signore possa fare per mia figlia ciò che non ha potuto fare per me) - c'era un durissimo editoriale non firmato, come si fa quando la cosa è seria.
Ecco il testo: «Silvio Berlusconi, il primo ministro italiano, si lamenta di essere vittima di una diffamazione. Egli ha attaccato la Repubblica dopo che il giornale lo ha sfidato a spiegare la sua relazione con un'aspirante modella di 18 anni, Noemi Letizia, che si rivolge a lui chiamandolo 'Papi'. Secondo il signor Berlusconi, questo è un complotto della sinistra per minare la sua autorità. La lamentela del signor Berlusconi è sfrontatamente insensata. Egli ha invitato a deriderlo promuovendo come candidati per le elezioni europee delle giovani donne il cui glamour personale supera la conoscenza politica. Questa ultima impresa ha spinto sua moglie, che soffre da lungo tempo, a chiedere il divorzio.
Le domande poste da la Repubblica - sul coinvolgimento del signor Berlusconi nella selezione delle candidate, e sul fatto se egli abbia promesso di aiutare la signorina Letizia a perseguire una carriera in politica o nello spettacolo - non sono intrusioni nella vita privata. Ma si collegano al ruolo pubblico del signor Berlusconi come uomo politico e come magnate dei media. I contorti affari politici del signor Berlusconi sono ulteriormente confusi dal suo dominio dei media. Egli controlla tre canali televisivi nazionali. La sua campagna contro la Repubblica sembra un sinistro tentativo di intimidire il dissenso per proteggere una reputazione privata. È particolarmente di cattivo gusto che egli abbia usato la propria posizione nei media per criticare la propria moglie, insinuando che è mentalmente instabile. Queste sono le azioni di un uomo ricco e potente che tratta la politica e i media come feudi. Il signor Berlusconi ha apparentemente scarsa comprensione delle divisioni tra interesse privato e dovere pubblico. Il giornale che lo critica sta facendo un'opera di pubblico servizio per una popolazione malamente governata».
È bene ricordare a questo punto la classifica annuale di Freedom House, società americana che dal 1980 redige il rapporto sulla libertà di stampa. Nell'anno 2009 l'Italia è precipita al settantunesimo posto, a pari merito con Benin e Israele, con la seguente motivazione: «l'Italia è stata retrocessa nella categoria dei Paesi parzialmente liberi, dal momento che la libertà di parola è stata limitata da nuove leggi, dai Tribunali, dalle crescenti intimidazioni subite dai giornalisti da parte della criminalità organizzata e dei gruppi di estrema destra, e a causa dell'eccessiva concentrazione nella proprietà dei media». Nell'Europa Occidentale è l'unico Paese a non figurare tra quelli con piena libertà di stampa retrocedendo in penultima posizione, seguita soltanto dalla Turchia.

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