Il debito pubblico è lievitato di oltre 33 miliardi di euro tra febbraio e marzo. Secondo il supplemento al Bollettino statistico della Banca d'Italia (nella foto Mario Draghi), il debito era di 1.707,410 miliardi nel mese più corto dell'anno e di 1.741,275 in quello più pazzo. Il calcolo è stato fatto su tutti gli importi incassati, non divisi tra tasse e contributi.
Da un lato il debito della pubblica amministrazione è cresciuto. Dall'altro sono diminuite le entrate fiscali. Nei primi tre mesi dell'anno le casse dello Stato sono dimagrite di 4 miliardi rispetto allo stesso periodo del 2008 (da 85,075 miliardi a 81,016).
Lo stato si è perso, in tre mesi, più di un quinto dell'ultima manovra finanziaria. Perchè? «È evidente una corposa ripresa dell'evasione fiscale - ha commentato Agostino Megale, segretario confederale Cgil - frutto di precise scelte attuate a partire dalla finanziaria dello scorso anno, come l'abbassamento della norma sulla tracciabilità, portata a 12.500 euro. In Italia 3 milioni di persone evadono più del 60% di ciò che pagano lavoratori dipendenti e pensionati».
I Comuni, intanto, hanno diminuito il loro debito di circa un miliardo, riportandolo alla stessa somma di marzo 2008: 47,374 miliardi. Anche quello delle Province si è ridotto, sebbene rimanga un po' più alto rispetto al valore di marzo dell'anno scorso. Stabile sui 43 miliardi è quello delle Regioni, di poco superiore a quello di marzo 2008. giulia torbidoni