SPORT

I 70 anni del Trap: iperboli e trionfi di un allenatore cult

HAPPY BIRTHDAY Da Cusano Milanino all'Irlanda
PIERANNI SIMONE,

«Quando ho incontrato per la prima volta la squadra, gli ho detto: dovete fidarvi di me, perché ho esperienza e vi farò crescere. Hanno accettato la sfida». E Trapattoni, da Cusano Milanino, classe 1939, compie oggi settant'anni con lo stesso sentimento del ragazzino di fronte ad una nuova avventura. Il più vincente e internazionale degli allenatori nostrani festeggia il compleanno nel clima gioioso e colmo di birra della repubblica irlandese, da ct della nazionale dell'Eire, assaporando anche la coincidenza che da quelle parti hanno letto come un segno del destino: il Trap festeggia gli anni proprio nel giorno di San Patrizio, il patrono irlandese. E il 1 aprile incontrerà l'Italia, sognando lo scherzetto a Lippi e alla nazionale italiana sulla strada che porta ai Mondiali del 2010. Dieci scudetti in Italia, con Juventus e l'Inter dei record, uno in Germania con il Bayern, in Portogallo con il Benfica, in Austria con il Salisburgo. Ha vinto ovunque, mischiando esperienza e novità e regalando a tutti le sue conferenze stampa: un vero fenomeno del calcio divenuto globale.
In mezzo agli scudetti, trofei internazionali con le squadre di club: Coppa dei Campioni, Intercontinentale, Coppa delle Coppe con la Juventus, tre Coppe Uefa, una Supercoppa europea, una italiana e una tedesca, due coppe Italia e una coppa di Germania. Più magra l'esperienza da ct della nazionale azzurra, tra acqua santa, arbitro Moreno e due spedizioni fallimentari (eliminazione negli ottavi contro la Corea del Sud ai Mondiali del 2002 e al primo turno negli Europei in Portogallo del 2004). Settant'anni è una volontà di ferro: «io sono in salute e motivato abbastanza da volere continuare a lavorare. Adesso ho la missione di portare l'Irlanda in Sudafrica. Poi non ho ancora fatto piani. Vediamo cosa succede. Mia moglie mi chiede sempre quando smetto. E io le rispondo, in futuro. Lei prova a strapparmi al calcio, ma senza molto successo».
Già preso di mira dalla Gialappa's per le sue iperboli dialettiche in Italia, il Trap divenne personaggio mondiale nel 1996 quando si imbarcò nell'esperienza tedesca al Bayern Monaco. Insieme alla globalizzazione avanzava il calcio moderno e c'era chi giurava che il trapattonismo fosse destinato a morire. Invece. Il Trap è diventato un fenomeno mediatico e ha smentito chi riteneva superato il suo credo calcistico - difesa e contropiede, marcature a uomo, schemi pane e salame come direbbe il complicato Sacchi - vincendo ancora e dimostrando come la mano dell'allenatore possa vedersi anche nell'impostazione mentale di una squadra di calcio.
Dalla mitica conferenza stampa ai tempi del Bayern, quella di Strunz per capirci, il Trap è diventato una specie di culto anche fuori dal campo: in ogni incontro con i giornalisti, in ciascuno dei paesi in cui ha allenato, ha regalato perle e alto traffico ai siti che in tempo reale le mostravano a tutti. Su Youtube, per dire, esistono delle directory dedicate a Trapattoni e il resto del mondo: Trap e Strunz, Trap e l'Austria, Trap e l'Irlanda. Ai tempi del Salisburgo, in un mix tra tedesco e milanese, nel mezzo di una polemica con i giornalisti austriaci, aveva chiosato, in italiano: «ma è possibile che non capite mai un cazzo di niente?»
E anche in Irlanda, alla sua prima conferenza stampa, in tre lingue, masticando inglese tedesco e italiano, aveva fatto subito centro, rilasciando via via perle di grande impatto: «Keane è il mio Totti», una delle più recenti. Anche la Fifa lo ha celebrato nel giorno del suo settantesimo compleanno, con una intervista esclusiva. A proposito di esperienza e di allenatori come Ferguson del Manchester, il mister dei verdi irlandesi ha dichiarato: «penso che il calcio sia una scuola continua, in cui non smetti mai di imparare. Forse c'è chi come me e Sir Alex ha passato più tempo a scuola di qualcun altro». Chissà se il riferimento era per l'allenatore che in Italia sembra procedere sulle sue orme, in quanto ad esposizione mediatica, seppure con uno stile meno casereccio e più ricercato, ovvero Josè Mourinho. Rimane la curiosità nell'immaginare una sfida tra lo Special One e il rustico Trapattoni nello stesso campionato. Se il Trap smetterà solo in futuro, potrebbe anche accadere. Di certo Mou non potrà associare il Trap al nuovo tormentone dei zeru titoli.

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