SPORT

«Fatto fuori perché ho denunciato il sistema Moggi»

PICCHIO DE SISTI
RUSSO SPENA GIACOMO

«In passato votavo Dc ma solo perché mio padre era democristiano, non me ne frega un cazzo dei partiti e di politica non ci capisco nulla». Pane al pane, vino al vino. Giancarlo "Picchio" De Sisti, campione europeo nel '68 con la maglia azzurra ed ex centrocampista di Roma e Fiorentina, è uno di cuore che ha pagato sulla propria pelle la crociata contro Luciano Moggi. Da ieri è il nuovo allenatore della nazionale parlamentare ed è in attesa di «un piccolo incarico» proposto dalla Figc: «Finalmente sono stato riabilitato, è la mia rivincita personale».
Dopo una brillante carriera calcistica, ha fatto l'allenatore sfiorando lo scudetto coi Viola nell'1981/82. Poi l'esperienza di Ascoli nel '92. L'ultima.
In quell'annata non arrivai a mangiare il panettone per una serie di contrasti col presidente Costantino Rozzi. Qualcuno, probabilmente vicino alla società, mi ha anche buttato una bomba carta sotto casa per intimidirmi. Ma se dopo Ascoli, sono sparito dal mondo del calcio le ragioni sono altre.
Quali?
Nel '94 sono stato il primo a denunciare un sistema, di riperimento e smistamento di calciatori e allenatori di medio calibro, capeggiato da Moggi. Feci un'indagine approfondita, ero riuscito a documentare le mie accuse.
Dopo però non ci sono stati sviluppi.
Credevo fossi premiato per il mio gesto, invece è avvenuto il contrario. La denuncia è caduta nel vuoto ed io sono stato fatto fuori dal giro degli allenatori. Successivamente all'esonero di Ascoli avevo avuto ben 4 offerte in pochi mesi: due squadre di B, una di A e l'ultima dall'Olimpiakos. Dopo le esternazioni sul "sistema Moggi" nessuna società si è fatta più sentire. Anzi solo una, la Rossanese che milita in quarta categoria.
Il tempo invece le ha dato ragione. Basta vedere Calciopoli.
In molti si potevano schierare in mia difesa ma non hanno avuto il coraggio di opporsi contro il potentato. Va sempre così. Così ho preferito isolarmi, rifugiarmi nella famiglia.
Adesso per lei il calcio è pulito?
Non siamo riusciti a purificarci fino in fondo. Basta vedere gli errori degli arbitri ogni domenica: la sudditanza psicologica esiste ancora e condiziona i risultati.
Mourinho invece le piace?
Molta gente dice quello che pensa ma non pensa a quello che dice. Lui, invece, dice quel che pensa e pensa quel che dice.
Ieri il ritorno come allenatore dei parlamentari, una piccola rivincita?
Sono soddisfatto. Comincio questa nuova avventura, spero di essere all'altezza, di poter far bene e, soprattutto, di non scontentare nessuno.
Dica la verità era meglio prima, nei tempi in cui recitava in Allenatore nel Pallone con Lino Banfi.
Certo, gran periodo quello. Poi dopo sono stato costretto ad adeguarmi di pagare la retta di allenatore e non esercitare. Non è il massimo della vita. Per fortuna ora sono arrivati la proposta della Figc e questo nuovo incarico.
Ha paura delle intromissioni di Berlusconi sulla formazione da schierare, un po' come avviene col Milan di Ancelotti?
Non esiste proprio, la squadra che scende in campo la decido io, altrimenti...

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