POLITICA & SOCIETÀ

17 miliardi giù dal ponte

IL GRANDE BLUFF
RUSSO SPENA GIACOMO,

Berlusconi in campagna elettorale ne aveva fatto una bandiera. E alla fine ha mantenuto la promessa: il ponte sullo Stretto di Messina si farà e per i lavori sono stati stanziati 1,3 miliardi di euro sui 6,1 del costo complessivo dell'opera. Subito dopo la decisione del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) si surriscaldano gli animi del centrodestra che parla di «progetto strategico per l'intero Mezzogiorno» (come il presidente del Senato, Renato Schifani) e di sfida storica per il Sud. Di altro umore gli ambientalisti e il movimento No-Ponte che oltre a denunciare l'inutilità e i danni per ecologia e cittadini dell'infrastruttura accusano l'esecutivo di mera propaganda: «Questo annuncio è un bluff».
Il progetto del ponte entra in un disegno più ampio: è infatti solo una delle opere inserite in un pacchetto complessivo che prevede interventi per quasi 18 miliardi di euro nel campo delle infrastrutture (a cui sono destinati 16,6 miliardi) e per l'edilizia scolastica e carceraria (1,2 miliardi). Tra i grandi cantieri finanziati, c'è anche quello per il completamento della Salerno-Reggio Calabria. Coi lavori iniziati ormai nel 2002, i lavori dovrebbero finire, secondo le stime molto vaghe del Cipe, entro il 2012-2013. Vent'anni quindi. Sempre se tutto va bene. A intascare i soldi pubblici, la società Anas che detiene l'80% del capitale della società Stretto di Messina Spa (rimasta in vita malgrado lo stop sul ponte voluto nel 2006 dall'allora governo Prodi) col presidente Pietro Ciucci che copre l'incarico di amministratore delegato della ditta appaltatrice.
Malgrado il governo annunci il prima possibile l'apertuta dei cantieri, in molti pensano che le cose vadano diversamente. Alberto Ziparo, coordinatore degli studi sull'impatto ambientale dell'infrastruttura, chiarisce, ad esempio, come gli espropri stabiliti dal Cipe siano relativi a opere collaterali. Requisizioni quindi già previste e decise tempo fa. Gli espropri veri e propri quindi non sarebbero ancora iniziati. «Il loro avvio è previsto - spiega Ziparo - solo una volta terminato il progetto». Quindi non prima del 2010. Anche perché il governo deve ancora dare spiegazioni all'Unione europea. «Senza i necessari chiarimenti sulla valutazione di impatto ambientale per un'opera ritenuta dannosa non si potrà andare avanti», afferma Giusto Catania, europarlamentare di Rifondazione comunista, il quale crede che il miliardo stanziato serva solo «per pagare qualche consulenza». Per l'effettiva realizzazione dell'opera ci vorrebbe, in base ai calcoli di esperti, «una somma dieci volte superiore».
Inoltre per Legambiente il piano finanziario che doveva garantire le risorse private è ancora tutto da scrivere e «sperare in risorse private in un periodo di crisi delle banche è quantomeno improbabile». Il Forum Ambientalista ricorda invece come le opere utili da costuire nel paese siano altre, «come la messa in sicurezza del territorio e la manutenzione straordinaria delle reti ferroviarie, stradali e acquedottistiche». Per non parlare di tutte quelle opere più piccole richieste dall'Ance (associazione nazionale costruttori edili), capaci di riattivare da subito soluzioni di problemi e occupazione.
Intanto il Codacons prepara il ricorso al Tar del Lazio contro lo stanziamento del Cipe: «L'opera - spiega il presidente Carlo Rienzi - avrà un costo sproporzionato rispetto all'indotto e un pesantissimo impatto ambientale sul territorio». Non soddisfatto, la sua associazione punterà a raccogliere le firme per chiedere un apposito referendum tra i cittadini siciliani e calabresi «per raccogliere il loro parere sul progetto». Cosa non contemplata però al momento dai No-Ponte che stanno pensando ad una mobilitazione nazionale prima dell'estate. «E' grave come sta procedendo il governo», afferma Gino Sturniolo, uno dei portavoce del movimento, che subito dopo aggiunge: «La costruzione del ponte non avverrà subito, il governo ha semplicemente distribuito denaro pubblico alle società interessate nell'edificazione delle infrastrutture».

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