POLITICA & SOCIETÀ

Governo senza cassa Regioni sotto stress

PRECARI Ammortizzatori sociali in forse
DEL MONACO ANDREA,

Non si sa se c'è «cassa» sugli ammortizzatori sociali e chi anticipa la liquidità per i precari neodisoccupati. Questo il nodo del tavolo governo-regioni in corso da dieci giorni e riconvocato ieri alle 19,30 alla presenza dei ministri Sacconi e Fitto. Le regioni hanno predisposto un documento affinchè nel testo finale sia garantita la cassa, la liquidità e la copertura con risorse nazionali degli ammortizzatori in deroga che non possono essere pagati dal fondo sociale europeo ( FSE).
«Questi punti - ha chiarito Vasco Errani, presidente della Conferenza della Regioni - sono per noi irrinunciabili. Se nel documento saranno scritti in maniera chiara, ci sarà una soluzione positiva di cui il Paese ha bisogno: le Regioni hanno già avviato azioni per i lavoratori usando le risorse degli assi 'occupabilità ed adattabilità' dei programmi operativi regionali del Fse». Per il governatore dell'Emilia Romagna nel documento finale non deve esserci la parola «devoluzione»', né l'espressione «riforma degli ammortizzatori», perché si tratta invece di uno sforzo congiunto per affrontare l'emergenza.
«In questo momento non mi interessano le polemiche - ha concluso Errani - ma il risultato nell'interesse dei lavoratori». Polemico era stato infatti l'intervento del ministro Sacconi, rispondendo ad un question time alla Camera, mercoledì. Aveva invitato i governatori ad usare i bilanci regionali per integrare i fondi necessari ad estendere gli ammortizzatori sociali ai lavoratori non tutelati; le regioni dovrebbero insomma integrare i fondi nazionali con risorse ordinarie ed europee; e (alludendo ai corsi di formazione pagati dal Fse), non sostenere «la festa per i formatori» piuttosto che per i soggetti da formare.
L'ipotesi ventilata dal governo - devoluzione alle regioni del sistema degli ammortizzatori sociali - non piace ai governatori, poiché attribuirebbe loro l'onere dei sussidi ai disoccupati senza avere la liquidità. In caso contrario, se il governo avesse cassa, non vorrebbe devolvere nulla alle regioni, sarebbe ben contento di gestire i sussidi di disoccupazione e riscuotere il consenso dei lavoratori tutelati.
Vediamo nel merito l'intervento ipotizzato: 8 miliardi nel biennio 2009-2010, distribuiti in tre diverse componenti: il sostegno al reddito (50%, 4 miliardi), gli oneri contributivi (33,3%, 2,664 miliardi), le politiche attive (16,7%, 1,336 miliardi). Il Governo metterebbe 5,33 miliardi prelevandoli anche dal Fondo aree Sottoutilizzate (FAS); le regioni metterebbero 2,66 miliardi del loro Fse. Le risorse nazionali finanzierebbero tutta la componente contributiva (2,64 miliardi), la cui gestione diretta rimarrebbe all'Inps e il 66% (2,66 miliardi) della componente sussidi.
I programmi Fse regionali finanzierebbero tutta la componente delle politiche attive (1,35 miliardi) ed un terzo della componente sussidi. Rimane un problema dirimente sul Fse (che il governo vuole usare): Bruxelles rimborsa solo a spesa avvenuta e certificata. In particolare sarà improbabile usare 1,5 miliardi di Fse per due ragioni: non sono state inviate richieste di rimborso europeo poiché gli impieghi non sono ben definiti; le spese certificate per il 2009 vanno verificate.
Secondo il segretario confederale CGIL Fammoni «siamo a metà febbraio e non c'è certezza alcuna degli ammortizzatori nel 2009 per i lavoratori in cassa integrazione, per i precari e per i disoccupati». E' molto grave che il governo non abbia ancora varato il decreto attuativo inerente le scarsissime risorse previste nella manovra anticrisi. Per Fammoni, poiché le regioni hanno dato disponibilità importanti ed hanno avanzato richieste al governo condivisibili, è ora di dire «basta alle dichiarazioni ottimistiche dei ministri cui non segue nessun risultato concreto». Il governo dovrebbe dare le risposte necessarie sulle quantità economiche complessive, sulle richieste delle regioni, sulla certezza immediata degli ammortizzatori e sulla relativa copertura previdenziale ai lavoratori. Poiché tale partita sarà al centro dello sciopero di domani, in caso di mancato accordo, per Fammoni «la Cgil intensificherà questa specifica iniziativa nei confronti del Governo».

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it