POLITICA & SOCIETÀ

Sdegno e rabbia, l'Italia s'è desta

IN PIAZZA
BRAGA ALESSANDRO, RUSSO SPENA GIACOMO

C'è indignazione e rabbia. Gli slogan «Berlusconi vergognati», «Libertà di scelta per Eluana» e «Giù le mani dalla Costituzione» rimbombano da nord a sud. In tutto il Paese nascono spontaneamente cortei e presidi sotto le varie prefetture «contro il golpe democratico»: basta il passaparola via internet o l'invio di sms per portare in piazza centinaia di persone. Migliaia nel caso di Roma e Milano.
Nel capoluogo lombardo ci prova pure Giove Pluvio, in un'inedita alleanza pagano-cattolica con il Vaticano, a mettere i bastoni tra le ruote alla reazione democratica che la città, in un sussulto di orgoglio, «vomita» contro il governo simil-fascista berlusconiano. Ma neppure un acquazzone quasi tropicale riesce questa volta a tenere in casa i milanesi. Da piazza san Babila alla Prefettura è un serpentone ininterrotto di persone, un fottio di ombrelli colorati. Tutti lì per Eluana. Ma anche per esprimere solidarietà al presidente della Repubblica Napolitano, sotto il tiro della destra governativa. La testa del corteo è già davanti alla prefettura, la coda ancora non si è mossa. In silenzio, finché non appare la scritta «palazzo del governo» effigiata sulla facciata. Lì la rabbia non si può più contenere, e esplode spontanea: «Fascisti-fascisti-fascisti», scandiscono all'unisono i manifestanti, due forse tremila. Ragazzi giovani, ventenni o poco più. Ma soprattutto signore e signori cinquantenni, stretti sotto gli ombrelli, mica scalmanati sovversivi. Neanche loro ce la fanno a trattenersi: «Golpista, assassino», urlano indignati all'indirizzo del premier. Che, da Roma, non può sentire, ma loro glielo vogliono urlare in faccia lo stesso. Un trentenne spinge davanti a sé la carrozzina del figlioletto di tre anni, tutto coperto per non farlo bagnare. «Oggi proprio non ce l'ho fatta a starmene in casa - dice - Dopo questa ennesima porcheria non si può più stare zitti, stanno facendo passare un tentativo di golpe come normale attività democratica, se gliela diamo vinta non ci sarà più una via d'uscita». Poco più in là un vecchietto, col fazzoletto dell'Anpi al collo, redarguisce la folla: «Ho fatto il partigiano, non è per diventare schiavo del Vaticano che ho combattuto». Ieri Milano era questo.
Anche nella capitale lo slargo sotto Palazzo Chigi non contiene i manifestanti che si riversano per strada, bloccando il traffico: un paio di centinaia di persone improvvisa un corteo per le vie del centro. «Una rabbia emotiva di questa portata non può essere ingabbiata in una piazza», dice soddisfatto il verde Paolo Cento. Si dirigono al parlamento, a Palazzo Grazioli (dove i manifestanti urlano «Berlusconi sciacallo infame, questo paese non è il tuo reame») per poi riconfluire al sit-in sotto Palazzo Chigi. Promosso da partiti e movimenti laici. Sventolano le bandiere di Sd, Pdci, Radicali, Socialisti, Prc, Cgil, Movimento per la Sinistra e Pd (poche per la verità). Ma anche quelle dei no-Vat. Altri invece portano fiaccole. «Lo scontro non è tra laici e credenti ma tra confessionali e anticonfessionali, il peccato non può esser considerato reato» esclama Fabrizio dell'Uaar.
Ma nella piazza incazzata si critica il governo su tutti i fronti azzardando paragoni col fascismo. Come fa Mario, 60 anni: «Sono molto preoccupato, il nuovo pacchetto di sicurezza prevede anche la schedatura dei senza casa, nemmeno Mussolini aveva fatto tanto». Tutti auspicano l'ostruzionismo dell'opposizione in Aula sul ddl, col Prc che sta presentando un esposto contro il presidente del Consiglio per gravi violazioni della Costituzione: «Il premier - dice il partito di Ferrero - attacca l'indipendenza della magistratura che aveva già deciso sul caso, mortifica la sovranità del Parlamento e abbatte la funzione di Napolitano».
Intanto da Firenze, Genova, Torino, Napoli, Palermo L'Aquila (e altre città) arriva la notizia di altre mobilitazioni. Con la partecipazione che va oltre ogni aspettativa. L'auspicio è costruire ora, per dirla alla Gennaro Migliore del Mps, «una manifestazione nazionale che difenda laicità e Costituzione».

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