Ultras ed estrema destra, un connubio che va per la maggiore nella curva interista. Come conferma, se c'era bisogno, il blitz dei carabinieri del Nucleo Informativo di Milano che, ieri, hanno eseguito dieci perquisizioni domiciliari per i fatti dell'11 Novembre 2007. Giorno in cui, appresa la notizia della morte di «Gabbo» (Gabriele Sandri), il tifoso ucciso in un autogrill dall'agente Luigi Spaccarotella, i gruppi nerazzurri, con presenze anche di laziali e dei cugini milanisti, improvvisano un corteo spontaneo dove assalgono caserme e la sede Rai a suon di pietre e petardi. Nelle loro case i carabinieri hanno trovato un arsenale: palle chiodate, tirapugni, coltelli e fumogeni. Ma anche chiari segni politici come le mazze con la scritta «Dux» e bandiere con la svastica. Per sette è scattato l'obbligo di firma mentre un altro è stato arrestato per possesso di cocaina. Sono accusati ora di adunata sediziosa, violenza, minaccia a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio e danneggiamento aggravato.
Tra gli ultras indagati, tutti tra i 21 e 38 anni, volti noti dell'estrema destra milanese come i fratelli Todisco, Franco (37, soprannominato Lotar) e Alessandro, 35, detto «Todo». Il più grande sembra più propenso alla malavita che alla politica, come dimostra la sua fedina penale macchiata con due condanne per spaccio di sostanze stupefacenti e una rispettivamente per furto, lesione personale e rissa. Todo invece è il più vezzo alla militanza: oltre alle «solite» lesioni personali, viene processato per lancio di materiale pericoloso ed istigazione all'odio razziale. Ad oggi è il presidente di Cuore Nero, associazione del circuito Casa Pound Italia, ed è il leader degli Irriducibili. Gruppo della Nord interista con un preciso orientamento: il loro muretto è il posto di ritrovo di quasi tutti i camerati dell'hinterland milanese. In pochi infatti preferiscono i Viking o gli istituzionali Boysan. L'88 (significa Heil Hitler) è il numero che gli Irriducibili mettono ovunque, dalle bandiere ai cappellini. Poi ovviamente, non mancano le felpe con celtiche e aquile imperiali accompagnate da svastiche. Quell'11 novembre proprio loro, forti del gemellaggio stretto con gli omonimi laziali, gestiscono le azioni in un corteo capeggiato da fascisti ma in cui sono presenti anche altri ultras «apolitici». Insieme per vendicare Gabbo. Difficile pensare, però, che Franco Caravita, leader storico della curva interista (e ora indagato a piede libero) abbia avuto un ruolo passivo: non c'è cosa che si muove in curva che non passa per il suo consenso. Uomo di destra ha preferito, infatti, il merchandising e gli affari nella gestione della Nord al fascismo. Tra gli indagati anche il ventiquattrenne che domenica scorsa, durante Atalanta-Inter, ha ferito un tifoso bergamasco con un petardo.