LETTERE E COMMENTI

PRC A RICCIONE, UN SEMINARIO IMPORTANTE

INTERVENTO
SIMONE OGGIONNI*

Non capita di frequente che in trecento, da tutta Italia, convergano in una sala convegni al richiamo di una forza politica della sinistra come si suol dire «radicale» e per tre giorni discutano e analizzino in profondità la fase politica nazionale e internazionale. In tempi segnati, a sinistra, da tanto politicismo e operazioni di piccolo cabotaggio, tentare di riflettere e ragionare in prospettiva è già un risultato apprezzabile.
È ciò che è successo a Riccione nello scorso fine settimana, grazie a una iniziativa di studio promossa dalla componente Essere comunisti del Prc. Sul palco si sono alternati dirigenti di Rifondazione comunista, quadri sindacali e intellettuali, che hanno affrontato i temi della crisi economica («crisi strutturale e di sovrapproduzione», si è detto) e il contesto nel quale è maturata la carneficina di Gaza; le nuove forme dello sfruttamento del lavoro, dentro e fuori la fabbrica, e il ruolo del sindacato; le prospettive di Rc e della sinistra dopo il disastro di aprile.
Il seminario di Riccione è stato rilevante anche per essersi svolto in un momento decisivo per le sorti di Rc. Quando Paolo Ferrero, intervenuto sabato pomeriggio, ha rivendicato la scelta di investire sul rilancio del Prc, sul suo radicamento sociale e sulla sua autonomia politica e organizzativa, non ha semplicemente ribadito la linea politica prevalsa al congresso di Chianciano nel luglio scorso. Ha inteso anche lanciare un monito alla parte del partito che ha pianificato la scissione e in questi giorni sta compiendo passi decisivi verso la costruzione, insieme a Sd, di una nuova forza politica: nessuno vi sta cacciando, ha detto il segretario del Prc, riconoscete l'esito del congresso e lavoriamo insieme, mantenendo la dialettica tra posizioni differenti.
È chiaro che, a monte, esistono differenze di cultura politica importanti, ma non tali da giustificare le infinite caricature dell'identità emerse in queste settimane, la violenza dello scontro e ancor meno la scissione. Rifondazione - ha tenuto a sottolineare Ferrero - vive dell'intreccio tra il sostantivo e l'aggettivo, poiché questo disegna il quadro entro cui soltanto può svilupparsi una ricerca lontana sia dal minoritarismo ideologico che dalla subalternità a qualsiasi disegno moderato di sudditanza al Pd.
Significativa la proposta del segretario nazionale condivisa dall'area «Essere Comunisti» e che si concretizzerà nei prossimi giorni, di un coordinamento permanente della prima mozione congressuale.
Claudio Grassi, che ha concluso l'iniziativa, ha messo in evidenza come la storia recente di Rifondazione non sarebbe stata la stessa senza il contributo determinante di «Essere Comunisti», una componente che al congresso di Venezia Bertinotti e il suo gruppo dirigente cercò di emarginare ma che, oggi, risulta centrale. Grassi ha posto poi un forte accento sulla necessità di riconquistare credibilità politica presso il lavoro dipendente e le classi popolari ponendo fine alla stagione dell'isolamento istituzionalistico e ritornando a farsi carico dei problemi concreti dei settori sociali più duramente colpiti dalla crisi.
Alla luce di queste affermazioni è stata fortemente condivisa, sia nelle conclusioni di Grassi, sia negli interventi dei partecipanti, la decisione assunta dalla direzione di affidare Liberazione a Dino Greco, sindacalista di lungo corso, per molti anni a capo della Camera del Lavoro di Brescia. L'auspicio di tutti è stato quello che il nuovo giornale di Rifondazione dia un contributo alla prospettiva di rafforzare la voce di quella che è, pur nei suoi mille limiti, la forza più significativa della sinistra d'alternativa. E nella quale c'è spazio per tutti.
* Direzione nazionale Prc

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