LETTERE E COMMENTI

Due manifestazioni. Ma per dire basta al massacro a Gaza

ALBERTI FABIO

A Roma o a Assisi, domani dobbiamo essere tutti in piazza per chiedere che si fermi il massacro a Gaza.
E si inizi una nuova storia.
Una storia in cui gli uomini e le donne che vivono in Palestina possano finalmente godere, tutte e tutti, dei diritti che gli appartengono.
Sarebbe stato bello se l'insieme del movimento contro la guerra avesse saputo superare divisioni e incomprensioni per dare vita a una unica grande manifestazione.
Insieme a Action for peace abbiamo invitato i promotori delle due manifestazioni a incontrarsi per concordare date differenti. Era forse troppo tardi. I meccanismi della politica italiana lo hanno impedito. Ma gli stessi hanno dichiarato che non sono contrapposte. E allora due manifestazioni possono addirittura essere positive se servono a allargare il campo di coloro che scenderanno in piazza. Con tutti i punti di vista. Per dire «Basta al massacro».
Anche chi dice che Israele ha il «diritto di difendersi», come può accettare che lo faccia rinchiudendo un milione di persone in un campo di concentramento, costruendo nuove colonie, ammazzando centinaia di bambini?
Anche a questi diciamo: domani siate in piazza, perché, come ha detto Nelson Mandela, la questione palestinese è la «questione morale del nostro tempo».
Noi di Un ponte per... saremo in piazza a Roma insieme alla comunità palestinese, che l'ha indetta, e insieme alle tante comunità di migranti, in particolare arabi, che parteciperanno.
Questi lavoratori stanno esercitando il loro diritto di cittadinanza nel paese in cui pagano le tasse, esprimendo solidarietà ai loro fratelli palestinesi. E già si levano le grida di scandalo, e non solo a destra. Non lasciamoli soli.
Saremo in piazza, insieme con altre organizzazioni che hanno sottoscritto l'appello «Stop al massacro, libertà per Gaza» (Donne in nero, Ebrei contro l'occupazione, Assopace, Sci - Servizio civile internazionale -, Crocevia, Gazzella-onlus, Wilpf - Women's international league for peace and freedom- , Karawan, U.S. Citizens for Peace & Justice, Cric - Centro regionale di intervento per la cooperazione -, Giovani palestinesi, Aktivamente, Vento di terra), con le bandiere della pace, senza falsa equidistanza, ma anche con la convinzione che la pace si prepara con il dialogo, che la via della violenza non dà frutti.
Non ci sfugge che, come è già successo, possono esserci persone che pongono in atto iniziative nocive alla stessa causa palestinese. Né che i giornali eviteranno di parlare delle migliaia per fare la notizia sulle decine. Ma non possiamo rimanerne ostaggio. Sappiamo che la comunità palestinese, per prima, ne ha preso le distanze.
Non facciamoci sviare: il governo di Israele non sta combattendo Hamas, sta minando la strada della pace, sta rendendo la pace impossibile per decenni. Il fondamentalismo si combatte con la giustizia e si rafforza con la guerra. Questo non può sfuggire ai governanti di Tel Aviv.
Per la pace, quindi, e per i diritti di tutti e tutte che solo si possono esigere se le armi tacciono. E invitiamo anche tutti e tutte coloro che sarebbero andati a Assisi, e non possono farlo, a scendere in piazza lo stesso, a Roma.
Domani non si può rimanere a casa.
* Un ponte per...

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it