CULTURA & VISIONI

Una lucida ambiguità negli scatti di Lee Miller

MOSTRE A Parigi un omaggio alla fotografa americana
DEL DRAGO ELENA

Dopo Londra, anche Parigi festeggia Lee Miller, modella, musa, socialite, chef, ma soprattutto fotografa, con una affascinante retrospettiva a cura di Marta Gili ospitata al Jeu de Paume fino al 4 gennaio. E le possibilità per lo spettatore, sono due, diametralmente opposte, ma ugualmente valide: quella di non lasciarsi distrarre dalla bellezza di Lee, dai compagni celebri che l'hanno circondata, dall'atmosfera così novecentesca che emanano le immagini, ma piuttosto valutarle per la loro capacità di ritrarre persone e luoghi centrali e periferici nella storia dello scorso secolo; oppure quella di vederle come la testimonianza di una biografia eccezionale. Entrambe, comunque, costringono a riconsiderare Lee Miller per la sua professionalità, per la capacità personalissima di utilizzare questo strumento, per la tenacia con cui si è destreggiata in un ambiente di soli uomini, arrivando, nella seconda metà della sua vita, a risultati davvero interessanti.
Lee Miller nacque nel 1907 a Poughkeepsie, nei sobborghi di New York e fu subito, come rivelano i ritratti infantili all'inizio del percorso espositivo, la figlia preferita di suo padre, fotografo dilettante che la ritrasse ossessivamente, anche in nudi adolescenziali che esibiscono un rapporto straordinariamente libero, al limite dell'incestuoso. Theodore Miller è solo il primo di una serie di fotografi, ma anche di artisti tout court, desiderosi di catturare lo spirito d'indipendenza, che non ha mai lasciato Lee fino alla fine. Edward Steichen, per esempio, la fotografò per i giornali di moda, come esempio di una bellezza moderna, quando Lee diventò modella per Harper's Bazar o Vogue. Fu proprio Steichen a presentarle l'uomo al quale il suo ricordo sembra indissolubilmente legato, Man Ray. I due infatti, vissero anni di sodalizio sentimentale e professionale: Lee musa e amante, fotografata negli scatti più celebri dell'artista, che su ogni dettaglio del suo corpo sperimenta le sue tecniche surrealiste, ma nel frattempo allieva attenta, pronta ad apprendere tutto quanto c'è da sapere sulla fotografia di moda, sul ritratto, sulle celebri solarizzazioni. Pare anzi sia stato un errore di Lee, ad aprire la strada alla tecnica che consentiva di togliere diversi gradi di realtà allo scatto per renderlo un'apparizione, una fantasia. Certo sono splendidi alcuni ritratti «solarizzati», che Lee realizzò a New York, quello dedicato a Lilion Harvey, una star del muto e quello di Dorothy Hill, quando tentava, già nota come modella, ma non come fotografa, di lavorare vendendo i suoi scatti a giornali e riviste. Proprio in quel periodo la galleria Julien Levy di New York, la più importante nella promozione della fotografia e dell'arte surrealista in America, organizzò la sua prima personale, che sarebbe stata anche l'ultima. In questa mostra emerse la sua capacità di ritrattista, che anche in questa selezione parigina è particolarmente evidente, la sua umile adesione al soggetto, una qualità che tradisce una mancanza sostanziale di stile, presente invece nell'ultima produzione. Sono comunque gli anni in cui ritrae con rigore professionale i protagonisti della vita mondana della Grande Mela, ma nel frattempo ha incontrato un uomo, Aziz Eloui Bey, per il quale lascerà la frenesia newyorchese e si trasferirà al Cairo. A raccontarci questo periodo di solitudine è una lunga serie di paesaggi, dettati da uno sguardo completamente differente da quello che avevamo conosciuto fino a questo momento. È soprattutto il vuoto ad essere ritratto, il deserto con le sue dune contro il cielo, le forme di terra scolpite dal vento e ancora, uno degli scatti più riusciti, un albero abitato soltanto da conchiglie.
Durerà poco l'intervallo egiziano: siamo ormai alle soglie della Seconda Guerra Mondiale, che consentirà a Lee Miller di scattare le immagini forse più significative del suo percorso. Dopo essere stata soprattutto un'artista che utilizza la fotografia come mezzo principale, infatti, Lee Miller diventa un'intrepida fotoreporter, capace di coniugare il gusto per immagini «impossibili» con la documentazione di una realtà tragica. Due fotografie riassumono la capacità raggiunta da Lee nell'accostare queste due qualità: una scattata durante i bombardamenti su Londra, nel '41 e solo la didascalia, Femmes Equipées de masques contre les incendies, ci chiarisce il significato delle due enigmatiche presenze femminili, che guardano l'obiettivo con lo sguardo coperto da una maschera e resta il dubbio che non si tratti piuttosto di due eccentriche dame pronte a recarsi a un appuntamento segreto. L'altra, invece, fa parte della serie scattata alla fine della guerra in Germania e ritrae la figlia suicida del borgomastro di Lipsia sdraiata su una poltrona, e anche in questo caso ci si chiederebbe se questa giovane ragazza quasi sorridente non stia piuttosto distesa a riposarsi, se non fosse per un'eccessiva rigidità del corpo. Rivelatore e celeberrimo, poi, il ritratto di Lee Miller scattato nella vasca da bagno di Hitler, nell'appartamento di Monaco, il ritratto del Führer è ancora appoggiato contro il muro, mentre l'inviata di guerra prende un bagno che le tolga di dosso l'orrore della guerra. Quello che seguirà sarà molto più privato: saranno anni, gli ultimi, dedicati alla famiglia composta con Roland Penrose, lo storico dell'arte inglese, insieme al figlio Anthony. Tanto privata che il suo intero lavoro di fotografa fu nascosto in soffitta e taciuto al figlio ancora bambino. Solo diversi anni dopo la sua morte, Antony Penrose scovò quel tesoro composto da migliaia di immagini, per divenire poi un attivissimo curatore dell'opera di sua madre: anche questa mostra parigina non sarebbe potuta essere organizzata senza il suo apporto.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it